Avvisi di raccomandate nella cassetta delle lettere: multa dall’Antitrust a Poste Italiane
Una multa da 5 milioni di euro, il massimo consentito dalla legge. L’Antitrust ha punito Poste Italiane “per aver adottato una pratica commerciale scorretta in violazione del codice del Consumo, consistente nella promozione, risultata ingannevole, di caratteristiche del servizio di recapito delle raccomandate e del servizio di Ritiro Digitale delle raccomandate”. A darne notizia è l’Autorità stessa tramite una nota. Stando alle motivazioni sulle quali si è basato il Garante, la condotta di Poste Italiane provoca danni non solo ai consumatori, ma anche al sistema giustizia dell’Italia perché, proprio a causa dei ritardi, si è arrivati alla “prescrizione di numerosi reati“.
In particolare, pare che la mancata consegna delle raccomandate nei tempi da parte di Poste italiane provoca “gravi danni al sistema giustizia del Paese per i ritardi dovuti ad errate notifiche nell’espletamento dei processi, soprattutto quelli penali, con conseguente prescrizione di numerosi reati”. L’Autorità per la Concorrenza ha anche evidenziato di aver più volte sollevato la questione nelle relazioni annuali sullo stato della giustizia.
L’Autorità ha accertato che il tentativo di recapito delle raccomandate “non viene spesso esperito con la tempistica e la certezza enfatizzate nei messaggi pubblicitari, venendo, peraltro, frequentemente effettuato con modalità diverse da quelle prescritte dalla legge“. Stando a quanto riportato dal Garante, Poste Italiane “talvolta utilizza per comodità il deposito dell’avviso di giacenza della raccomandata nella cassetta postale anche quando sarebbe stato possibile consegnarla nelle mani del destinatario”.
A stretto giro è arrivata la dura replica di Poste Italiane. Sono “inaccettabili i contenuti del comunicato” dell’Autorità Antitrust”, ed è “sconcertante il riferimento ai gravi danni al sistema Giustizia del Paese”. Poi ha annunciato un ricorso al Tribunale amministrativo regionale: “Poste Italiane tutelerà, con fiducia nel sistema giudiziario italiano, la propria immagine e reputazione, i propri diritti e la correttezza delle proprie condotte con un ricorso al Tar”.