Mascherine cinesi, Arcuri indagato per peculato, abuso d’ufficio e corruzione
Domenico Arcuri, ex commissario straordinario all’emergenza covid-19, è indagato dalla Procura di Roma per corruzione, peculato e abuso d’ufficio nell’inchiesta relativa all’acquisto di 801 milioni di mascherine irregolari provenienti dalla Cina. La notizia, già pubblicata lo scorso aprile da alcuni quotidiani, è stata confermata dall’ufficio stampa dell’ad di Invitalia che anche ricordato che per l’accusa di corruzione è già stata chiesta l’archiviazione.
Le indagini riguardano affidamenti per un valore di 1,25 mld di euro effettuati da Arcuri, durante la prima ondata della pandemia, a favore di tre consorzi cinesi, per l’acquisto dei dispositivi di sicurezza, effettuate con l’intermediazione di alcune imprese italiane che hanno percepito commissioni per decine di milioni di euro. Oltre ad Arcuri e al suo vice Antonio Fabbrocini sono indagate a vario titolo altre sei persone tra cui il giornalista Rai in aspettativa, Mario Benotti, Andrea Vincenzo Tommasi ed Edisson Jorge San Andres Solis. Tra le accuse traffico di influenze illecite, ricettazione, riciclaggio, auto-riciclaggio e frode in pubbliche forniture.
La Procura capitolina ha inoltre ordinato al Nucleo speciale valutario della Guardia di finanza di sequestrare le mascherine oggetto del reato presso la struttura commissariale nazionale e le sedi regionali della Protezione civile. Anche se molte sono già state distribuite nella fase “calda” dell’emergenza. Il giudizio delle analisi di laboratorio su alcuni tipi di FFP2 non lasciano spazi a dubbi: “Attenzione! Dispositivo molto pericoloso!” si legge nella nota corrispondente.