Messina Denaro, niente videocollegamento per le stragi del ’92: udienza rinviata a marzo
A Caltanissetta si è aperto il processo d’appello a Matteo Messina Denaro, accusato di essere il mandante delle stragi di Capaci e Via D’Amelio. Tuttavia la sua sedia nella stanza del carcere de L’Aquila è rimasta vuota. L’ex superlatitante infatti non si è presentato all’appuntamento per il videocollegamento. Il motivo sembra una scusa già annunciata: la seduta di chemioterapia.
Il boss sarebbe infatti stato bloccato dalla sua prima seduta di chemioterapia all’interno dell’istituto penitenziario. A quanto si apprende, un’apposita stanza, non molto distante dalla sua cella, sarebbe stata allestita proprio per consentire al boss di sottoporsi alle cure.
La speranza è che Messina Denaro collabori con la giustizia, svelando misteri e retroscena che da anni attendono di essere chiariti. “Che collabori lo speriamo tutti, ma nessuno di noi può saperlo. È depositario di conoscenze sulla stagione stragista del ’92 e ’94”, ha dichiarato il procuratore generale di Caltanissetta, Antonino Patti, al termine dell’udienza del processo a Caltanissetta. L’udienza è stata rinviata al 9 marzo per consentire all’avvocato di fiducia dell’imputato, Lorenza Guttadauro, di essere presente.
Convalidato l’arresto dell’autista del boss. Il Gip di Palermo Fabio Pilato ha convalidato l’arresto in flagranza di Giovanni Luppino e si è riservato di decidere sulla richiesta di custodia cautelare in carcere. Ma Luppino si difende e per bocca del suo avvocato Giuseppe Ferro fa sapere: “Non sapevo che fosse Matteo Messina Denaro. Sapendo che si trattava del boss, solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo “. Luppino, 59 anni, commerciante di olive, ha sostenuto di non conoscere Messina Denaro, che gli era stato presentato come cognato di Andrea Bonafede e di averlo accompagnato solo per cortesia, sapendo che doveva sottoporsi alla chemioterapia.
Nessuna ammissione neanche da parte del Dr. Alfonso Tumbarello, indagato per procurata inosservanza di pena aggravata. E’ stato proprio lui a firmare le richieste di cura per La Maddalena. Tra i suoi assistiti compare anche Andrea Bonafede, di cui Messina Denaro ha usato l’identità. “Il mio assistito è fiducioso nella magistratura e nelle forze dell’ordine affinché si accerti la verità. L’atteggiamento del dottor Tumbarello non credo possa essere diverso da chi intende dare chiarimenti che può e che è in condizioni di dare” ha dichiarato l’avvocato Giuseppe Pantaleo.
Cauto il legale dei familiari di Borsellino: “Quello che interessa ai familiari del giudice Borsellino è prima di ogni altra cosa l’accertamento della verità che si auspica sia prima di tutto una verità giudiziaria, e comunque laddove questo non fosse possibile, una verità storica. Certamente le parti che assisto rimarranno estremamente vigili su tutto questo”. Queste le parole di Vincenzo Greco, legale di Lucia, Fiammetta e Manfredi Borsellino.