Morte Garufi, il tiktoker potrebbe essere stato istigato al suicidio


Potrebbe essere stato istigato a uccidersi Davide Garufi – conosciuto anche come “Alexandra” – tiktoker 21enne che si è tolto la vita nella sua casa a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano. Su questo lavorano gli inquirenti per arrivare alla verità sul gesto estremo che ha coinvolto il ragazzo. Al vaglio degli investigatori ci sono le chat, gli account social e il cellulare del giovane che, stando alle prime informazioni e testimonianze, era vittima di bullismo online e insulti omofobi. I carabinieri non escludono quindi l’implicazione di terze persone.
La vittima aveva un account TikTok che usava per raccontare la sua vita. Aveva iniziato nel 2020 pubblicando video ironici per poi, nel tempo, iniziare ad aprirsi e a raccontare il suo percorso di ricerca della propria identità di genere. Davide era diventato poi Alexandra: un percorso difficile reso ancora più complesso dalle problematiche familiari nate quando aveva deciso di iniziare la transizione per il cambio di sesso. Come emerso dalle testimonianze di una vicina di casa con la quale la vittima si confidava, Garufi soffriva molto per tutti i messaggi di odio e bullismo che riceveva sui social.
Ora le indagini delle Forze dell’Ordine. Garufi si è tolto la vita la notte tra mercoledì 19 e giovedì 20 marzo nella sua casa di Sesto San Giovanni. Si è sparato con la pistola di ordinanza del padre che lavora come guardia giurata. La dinamica dei fatti, per gli investigatori, è abbastanza chiara ma l’apertura del fascicolo per omessa custodia di arma da fuoco e per istigazione al suicidio è un atto dovuto per poter procedere con l’autopsia e le relative indagini. Le ricerche degli investigatori si stanno concentrando sulla ricerca di terze persone che potrebbero aver contribuito al suicidio, premendo sulle fragilità della vittima e istigandola a compiere il gesto.