Omicidio Bozzoli, processo d’Appello: ergastolo confermato per il nipote killer
E’ arrivata anche la sentenza di secondo grado per l’omicidio di Mario Bozzoli: l’imprenditore scomparso improvvisamente l’8 ottobre 2015 all’interno della sua fonderia di Marcheno, nel Bresciano. Conferma della condanna all’ergastolo per il nipote Giacomo. Accolta dunque la richiesta dell’accusa mentre gli avvocati difensori avevano chiesto l’assoluzione di Giacomo Bozzoli per non aver commesso il fatto. Secondo il sostituto procuratore, il corpo dell’imprenditore non è mai stato ritrovato perché “la fumata anomala dei forni della fonderia registrato alle 19.18 di quell’8 ottobre 2015, è il momento della materiale soppressione del cadavere”.
Il giallo dell’operaio suicida. Secondo gli inquirenti, nella vicenda era coinvolto anche Giuseppe Ghirardini: l’addetto ai forni che sparì sei giorni dopo il suo datore di lavoro e che venne trovato senza vita in Vallecamonica con cianuro nello stomaco. I pm lo avevano definito “un suicidio parlante” nonostante non fossero stati ritrovati biglietti di addio: “Ghirardini non avrebbe retto al rimorso, al peso e alla paura per quello che ha fatto, cioè avere aiutato Giacomo a uccidere Mario”. In sostanza, era l’anello debole che avrebbe parlato, una tesi dell’accusa che ha retto anche nel secondo grado di giudizio.
Giacomo Bozzoli non era in aula al momento della lettura della sentenza. E’ stata la prima assenza in quasi tre anni di processo tra primo e secondo grado. I giudici sono entrati in aula alle 18:28: pochi minuti per confermare l’ergastolo. “Siamo soddisfatti. Noi vogliamo la verità e la Corte si è espressa in tal senso. Andiamo avanti”, questo il commento a caldo di Irene Zubani, la vedova di Mario Bozzoli. “Sono contento per papà” ha detto invece Giuseppe, uno dei due figli dell’imprenditore ucciso. I legali di parte civile: “La camera di consiglio lunga ha un significato: la decisione è stata ponderata ed è giusto così. Ora la difesa ricorrerà legittimamente in Cassazione ma per loro la strada si fa sempre più in salita”.
La sentenza di primo grado. La tesi portata avanti con successo dai pubblici ministeri Silvio Bonfigli e Marco Martani nel processo di primo grado il cui esito è stato ora confermato in appello, è questa: “Giacomo è un violento e prevaricatore. Odiava lo zio e voleva ucciderlo, pianificava la sua morte da anni nei minimi dettagli e per noi Mario Bozzoli è stato ucciso oltre ogni ragionevole dubbio dal nipote Giacomo Bozzoli nel forno della fonderia”.
La ricostruzione del delitto fatta dagli inquirenti. In sostanza, il nipote ha distrutto il cadavere dello zio Mario anche avvalendosi della collaborazione di terze persone, sulla superficie di un bagno di metallo fuso nel forno grande della fonderia Bozzoli srl fino a ottenerne la carbonizzazione e l’incenerimento, ovvero trasportandolo fuori dallo stabilimento della Bozzoli srl e facendone perdere definitivamente le tracce. Adesso la palla passa alla Suprema Corte.