Omicidio Giulia Cecchettin: autopsia sul corpo della vittima e interrogatorio di Filippo Turetta
L’esame sul corpo della ragazza ha evidenziato che Giulia sarebbe morta dissanguata dopo la rescissione di una vena aorta a causa di una coltellata infertale dall’ex fidanzato. La ragazza sarebbe stata colpita da oltre 20 fendenti e sarebbe morta subito dopo la seconda lite con il giovane; quella avvenuta nella zona industriale di Fossò nel veneziano.
Gli altri passaggi dell’omicidio. Dopo aver accoltellato Giulia, il 21enne avrebbe quindi abbandonato il corpo senza vita sulle sponde del lago di Barcis, dove poi è stato ritrovato. L’autopsia ha evidenziato che su Giulia ci sono tanti segni di coltellate e ferite profonde. L’esame è stato condotto dal medico legale Guido Viel e dalla sua equipe, presso la Uoc di Anatomia Patologica dell’Università di Padova.
Particolari raccapriccianti. Numerose delle oltre venti coltellate inferte da Turetta a Giulia mentre era ancora viva, sarebbero profonde diversi centimetri; mentre quelle mortali avrebbero causato la morte della giovane per emorragia. Durante l’esame autoptico, sono stati effettuati anche gli esami ematici e quelli radiologici come la Tac. All’autopsia hanno partecipato i consulenti di parte della famiglia Cecchettin, Stefano D’Errico e Stefano Vanin, e quello della difesa di Turetta, Monica Cucci.
Ulteriori passaggi. Adesso, per “cristallizzare” le evidenze dell’esame autoptico nella relazione medico legale, bisognerà collegare ai dati scientifici gli elementi emersi dalle immagini delle telecamere, come orari e date, che hanno immortalato alcune scene dell’aggressione di Filippo Turetta e della sua conseguente fuga a bordo della Fiat Grande Punto nera. La vettura utilizzata dal ragazzo per trasportare il corpo di Giulia e per scappare prima in Austria e poi in Germania, arriverà in Italia sabato.
L’interrogatorio di Filippo Turetta. L’interrogatorio in carcere dell’ex fidanzato di Giulia Cecchettin, è durato quasi nove ore. Il 21enne ha risposto alle domande davanti al pm di Venezia Andrea Petroni. All’uscita, sia il magistrato che gli avvocati di Turetta, si sono allontanati a bordo delle auto, scortati da un cordone di polizia penitenziaria. Nemmeno il legale del ragazzo, Giovanni Caruso, ha rilasciato dichiarazioni.
Indiscrezioni. Secondo quanto si è appreso: pause lunghe, silenzi, lacrime, sguardo spento ma anche risposte articolate, quelle che non aveva dato al gip tre giorni fa. Inoltre, da parte di Filippo Turetta, alcune incongruenze nel racconto verificate con domande puntuali, di fronte a diversi “non ricordo”. E ancora, quel “mi è scattato qualcosa in testa” per spiegare l’orrore. Poi la sua verità, il perché dell’omicidio che ha sconvolto tutta Italia.