Omicidio Varani: Marco Prato suicida in cella
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L’assedio mediatico, le pressioni o forse, più semplicemente, un senso di colpa che da mesi lo stava logorando. Ha deciso di farla finita Marco Prato, il 31enne che nel marzo dello scorso anno si è macchiato, insieme all’amico Manuel Foffo, di uno dei delitti più atroci degli ultimi anni. Dopo un festino a base di droga e alcol i due uccisero l’amico Luca Varani, massacrandolo e torturandolo per oltre due ore in un appartamento alla periferia di Roma. Quello che più sconvolse l’opinione pubblica fu il motivo del folle omicidio: la noia, il voler provare “che effetto facesse”.
Un anno e due mesi dopo Prato ha deciso di togliersi la vita. Lo ha fatto di notte, in carcere, a Velletri mentre il suo compagno di cella dormiva. L’uomo si è stretto un sacchetto della spazzatura attorno alla testa ed ha inalato il gas della bomboletta che i detenuti possiedono per cucinare. “Un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta dello Stato e dell`intera comunità” hanno affermato in una nota congiunta Donato Capece, segretario nazionale del Sappe, e Maurizio Somma, segretaro del Lazio.
“Una vita è una vita. Sono scioccata per quanto accaduto”, ha scritto su Fb Marta Gaia Sebastiani, la ragazza legata da una lunga relazione a Luca Varani, all’epoca dei fatti. Sempre in cella è stato ritrovato anche un biglietto nel quale Prato ha scritto di volerla fare finita perché non reggeva più il peso della vicenda.
“La morte di Marco Prato è una tragedia nella tragedia e mi riferisco al povero Luca e ai suoi genitori. Non penso si sia tolto la vita per rimorso o pentimento” ha commentato il legale della famiglia Varani, l’avvocato Cassiani “Da quel punto di vista – ha proseguito- ne’ lui ne’ Manuel Foffo si sono comportati bene con i genitori di Luca”.