Pastori sardi, in migliaia a Montecitorio
Non si ferma la protesta del latte in Sardegna. Il governo annuncia un tavolo di filiera per il 21 febbraio, al quale prenderanno parte per la prima volta anche i pastori.
I conti non tornano nelle aziende produttrici di latte ovino. Secondo le rilevazioni dell’Ismea, il prezzo del latte ovino in Sardegna ha subito un ulteriore calo nelle prime settimane di febbraio, attestandosi sui 60 centesimo/litro (iva inclusa) che non bastano nemmeno a coprire i costi di produzione e sono ben lontani dalla forbice richiesta dai produttori, compresa tra 90 centesimi e 1 euro al litro.
Il presidente della Copagri, Franco Verrascina, in occasione della visita in Sardegna del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, accompagnato dai ministri delle politiche agricole Gian Marco Centinaio e per il Sud Barbara Lezzi, fa notare che allo stato attuale un litro di acqua minerale ha un costo maggiore di un litro di latte: ”La Sardegna – precisa Verrascina – conta circa 12mila aziende agropastorali, le quali allevano 2,6 milioni di pecore, corrispondenti a quasi la metà del patrimonio ovino italiano, che forniscono oltre 3 milioni di quintali di latte, più del 50% del quale destinato alla produzione del Pecorino Romano, formaggio a denominazione d’origine conosciuto in tutto il mondo ed esportato prevalentemente negli Stati Uniti.
Oggi sono arrivati in migliaia a Montecitorio con un grande striscione che riporta la scritta “Rispetto per la tragedia dei pastori sardi”, davanti a bidoni di latte accatastati. I pastori regalano pecorino romano nella piazza colorata di giallo da gilet, palloncini, bandiere e cartelli.
L’obiettivo della protesta – sostiene la Coldiretti – è garantire un futuro ad un settore strategico per il Made in Italy e difendere il lavoro, l’economia e il territorio. Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ha poi aggiunto: “Il consorzio di tutela non presta la giusta attenzione sulle forme di concorrenza sleale.
Chiediamo il commissariamento del consorzio perché vi siedono gli stessi industriali che operano in Romania, che hanno sostituito il prodotto italiano con uno simile. E questo arreca un grave danno economico ai produttori”.
Intanto il Codacons e l’arcivescovo di Sassari lanciano un appello: “Non buttate il latte di pecora, piuttosto datelo in beneficenza“. E già diversi pastori di alcuni comuni sardi hanno risposto all’invito, donandolo ai più bisognosi.