Piantedosi sui presunti abusi alle ambientaliste in questura a Brescia: “perquisizioni regolari”
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è tornato sul caso dei presunti abusi in questura a Brescia denunciati da alcune manifestanti di Extinction Rebellion. Intervenuto alla trasmissione ‘Dritto e rovescio’ su Rete 4 ha dichiarato che le perquisizioni sono state svolte “in piena regolarità: mi dispiace comunque se qualcuno si è sentito offeso”. Quindi ha aggiunto: “ho condiviso con il capo della polizia il pensiero che noi dobbiamo rafforzare l’indicazione agli operatori che queste pratiche, che hanno una loro sensibilità, siano caratterizzate da una proporzionalità e adeguatezza agli scenari che si presentano”.
La denuncia delle ambientaliste: “Costrette a spogliarci”. Il 13 gennaio, alcune giovani militanti ambientaliste hanno denunciato di essere state costrette a spogliarsi e a eseguire dei piegamenti nei locali della questura di Brescia. “Tutto parte dal fatto che se uno si sottomette, si presta insomma in qualche modo alle operazioni che vengono richieste da parte delle forze di polizia non fa sì che poi ci siano delle perquisizioni forzate espletate in qualsiasi dei modi in cui queste vengono in qualche modo svolte”, ha precisato il ministro, ribadendo che “però mi dispiace che questa abbia in qualche modo leso la sensibilità di qualcuno, non era questa l’intenzione degli operatori”.
Il ministro ha detto di aver chiesto “una relazione che mi è stata fornita”. “Premetto che al di là di come è stata rappresentata e l’impressione che può fare, anche quella è una pratica operativa che in determinate circostanze è consentita e anche prescritta. Caso ha voluto che in contemporanea giungesse notizia di un’assoluzione di un analogo caso che era successo qualche mese prima a Bologna, dove un’attivista aveva denunciato di essere stata sottoposta a quella pratica, che non è altro che una variante delle pratiche di perquisizione. Peraltro, hanno la caratteristica che vengono fatte in una condizione di parità di genere, quindi da personale femminile”.
Il ministro Piantedosi ha commentato anche il caso Ramy Elgaml: “Fermarsi all’alt primo modo per evitare il pericolo”. Il titolare degli Interni, ribattendo alle dichiarazioni di Franco Gabrielli secondo cui l’inseguimento non si è svolto “nella modalità corretta”, ha detto: ”Io non giudico il pensiero di altri, su questa vicenda giudicherà l’autorità giudiziaria, segnalo che l’Arma dei carabinieri ha consegnato tutti quelli che erano i video che riguardavano l’episodio”. ‘Io ho difficoltà a concepire un inseguimento, che è una modalità operativa di intervento delle forze dell’ordine che non solo è consentita alle forze dell’ordine ma addirittura prescritta in certi casi, che si possa svolgere senza un inseguimento”, ha affermato Piantedosi. “Talvolta, potrei citare un’ampia casistica, i primi a trovarsi in condizioni di pericolo sono le forze dell’ordine che incorrono in incidenti proprio perché hanno l’obbligo di inseguire chi si sottrae all’obbligo di fermarsi e che in quel momento è sconosciuto”.
Piantedosi si è poi detto “preoccupato dall’aggressività dei manifestanti verso forze dell’ordine”. ”La preoccupazione, che deve essere uno dei principali fondamenti del lavoro che faccio, si fonda non solo sull’ultima vicenda, la tragedia che ha riguardato il giovane Ramy, ma anche su tutte le altre rivendicazioni che avevano preceduto le manifestazioni di piazza degli scorsi mesi, dove al variare delle motivazioni si era registrata una tendenza dei manifestanti a essere molto aggressivi soprattutto nei confronti delle forze di polizia: questo certamente è un elemento di preoccupazione”, ha detto il ministro dell’Interno.