Processo Alessia Pifferi. La sorella Viviana rivela: “La piccola Diana portata via in un sacco come se fosse immondizia”
Tra poco più di due mesi arriveranno le motivazioni della sentenza di condanna all’ergastolo per Alessia Pifferi, la donna alla sbarra per aver fatto morire di stenti sua figlia Diana di soli 18 mesi nel luglio del 2022. L’avvocato difensore ha già annunciato che farà ricorso in appello. Se ne è parlato a “Crimini e Criminologia” su Cusano Italia TV. Tra gli altri è intervenuta la sorella Viviana Pifferi che ha rivelato: “Vedevo la piccola Diana solo quando Alessia decideva di farmela vedere. Dopo quello che ha fatto peraltro ha avuto pure il coraggio di scrivere una lettera a me e una a mia madre. Lettere con un tono di un’arroganza pazzesca; anche con delle accuse e parolacce che non sto a dirvi. A mia madre scrisse addirittura ‘ti devi vergognare’. E dire che mia madre, prima della tragedia, la chiamava e la videochiamava tre volte al giorno ma lei aveva sempre una bugia per tutti. Proprio per questo io non la chiamavo da più di un mese, per l’ennesima bugia che mi aveva raccontato proprio sulla bambina. Quella volta le dissi: ‘Voglio stare vicino a te e alla bambina, voglio aiutarti ma se devi sempre mentirmi basta, non ci sto’. Mentiva a me come mentiva a mia mamma che le chiedeva di farle vedere la bambina, ma lei una volta rispondeva che dormiva, una volta che non stava bene, una volta che non voleva; spesso non rispondeva nemmeno alle chiamate”.
Il giorno della tragedia. A tal proposito Viviana Pifferi ha aggiunto: “Andò avanti così fino a quella mattina quando scrisse a mia madre ‘stiamo rientrando in casa’ sostenendo di stare con Diana mentre la bambina era a casa da sola e sappiamo tutti che fine ha fatto. Questa purtroppo è la vera Alessia, quella che conosciamo noi della famiglia. Adesso in carcere dice di essere depressa, sarei contenta se questa depressione fosse frutto di un suo reale pentimento: un grave senso di colpa per quello che ha fatto, ma non credo proprio. Lei è depressa solo perché ha capito che non uscirà più dal carcere. Ribadisco, Alessia ha vissuto fino al giorno prima del dramma con tutti noi vicino. Poteva chiedere aiuto come le pareva e quando voleva, e invece non l’ha fatto e non ci ha neanche chiamato nel momento in cui ha trovato Diana morta. Io e mia madre siamo state avvertite da dei vicini di casa e siamo arrivate là alle quattro del pomeriggio, quando Alessia non c’era già più e stavano portando via il corpicino della mia povera nipotina in un sacco azzurro, come se fosse dell’immondizia”.
In appello la sentenza potrebbe cambiare? Viviana Pifferi ha risposto a questo interrogativo dicendo: “Spero proprio di no perché penso che Diana debba avere giustizia fino all’ultimo grado di giudizio. Intanto, c’è questa condanna all’ergastolo che ritengo giusta. Comunque, io e mia madre siamo consapevoli che il nostro ergastolo non finirà mai; l’ergastolo lo abbiamo in casa, fisicamente, emotivamente, psicologicamente in tutti sensi”. Infine, da Viviana Pifferi, un ricordo della bambina: “Diana è da ricordare per sempre. Aveva solo diritto di crescere, di ridere e di giocare come tutti i bambini. Invece, ha passato un anno e mezzo di battaglie: è nata prematura, ha fatto un mese in ospedale, poi è stata male un’altra volta, è finita in terapia intensiva, ce l’ha fatta ancora, era una guerriera. Purtroppo non ha resistito all’ultima follia della madre”.