Processo omicidio Serena Mollicone, assoluzione in appello per tutti gli imputati
Sono stati tutti assolti i cinque imputati dell’omicidio di Serena Mollicone, 18enne di Arce, nel Frusinate: lo ha deciso la corte d’Assise d’Appello di Roma. La ragazza nel 2001, venne trovata morta dopo due giorni nel bosco Fonte Cupa in località Anitrella, frazione di Monte San Giovanni Campano, a 8 chilometri da Arce in provincia di Frosinone. In primo grado gli imputati furono tutti assolti.
L’accusa aveva chiesto la condanna del maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, a 24 anni, di sua moglie Annamaria, a 22 anni, e del loro figlio Marco, a 21 anni, l’assoluzione per il militare dell’Arma Vincenzo Quatrale e una condanna a 4 anni per favoreggiamento per l’altro carabiniere, Francesco Suprano: per quest’ultimo in un primo momento era stata sollecitata l’intervenuta prescrizione ma l’imputato ha deciso di non avvalersene.
I giudici della corte d’Appello di Roma, hanno condannato al pagamento delle spese processuali tutte le parti che, dopo la sentenza di assoluzione di primo grado, hanno proposto il ricorso in Appello: tra loro i familiari di Serena Mollicone. Condannati a pagare le spese anche i parenti del brigadiere Tuzi, morto suicida nel 2008, il comune di Arce e il ministero della Difesa.
Il 1° giugno 2001 Serena Mollicone sparì nel nulla e il suo corpo venne ritrovato due giorni dopo, senza vita, in un bosco della zona con mani, piedi e bocca legati. Il giorno della sua scomparsa Serena era entrata nella caserma di Arce e poi il nulla: secondo gli inquirenti venne uccisa proprio lì perché litigò con il figlio del maresciallo Marco Mollicone, che voleva denunciare per spaccio di droga. Lui l’avrebbe colpita e lei avrebbe perso i sensi poi sarebbe stata legata e i genitori di Mollicone lo avrebbero aiutato a sbarazzarsi del corpo. Nel corso delle repliche si è affermato che Serena è rimasta per molte ore in stato di incoscienza, dopo essere stata scaraventata contro la porta della foresteria della caserma dei carabinieri di Arce, prima di essere soffocata. Forse gli imputati pensarono che morisse da sola ma poi l’hanno dovuta “finire” con il nastro adesivo.
All’inizio delle indagini venne accusato dell’omicidio un carrozziere che aveva dichiarato di averla vista, il giorno dell’omicidio, litigare con un ragazzo ma poi l’uomo venne dichiarato innocente. Nel 2008, un carabiniere di Arce, che pochi giorni prima aveva rivelato agli inquirenti che il 1° giugno 2001 Serena era entrata in caserma, ma non ne era mai uscita, si suicidò.