Rapporto Istat: dopo il coronavirus calo della natalità. Forte lo spirito di coesione durante il lockdown
L’epidemia di coronavirus ha colpito maggiormente le persone più vulnerabili, acuendo al contempo le significative disuguaglianze che affliggono il nostro Paese. Ad evidenziarlo è il Rapporto Annuale Istat secondo il quale “l’incremento di mortalità ha penalizzato di più la popolazione meno istruita”.
Secondo l’Istat, inoltre, la rapida caduta della natalità potrebbe subire un’ulteriore accelerazione nel periodo post-Covid. La prospettiva peggiora se si tiene conto dello shock sull’occupazione. I nati scenderebbero a circa 426mila nel bilancio finale del corrente anno, per poi ridursi a 396mila, nel caso più sfavorevole, in quello del 2021.
L’impatto dell’epidemia sulla mortalità è stato significativo nel periodo di marzo e aprile, spiega ancora l’Istat. L’epidemia ha colpito quasi 240mila persone e causato poco meno di 35mila decessi. L’elevato numero di decessi osservato a causa del Covid-19 avrà, con molte probabilità, un impatto anche sulla speranza di vita che, in media, scenderebbe a 82,11 anni.
Sul mercato del lavoro hanno risentito dell’emergenza donne e giovani, più presenti nel settore dei servizi, impattato dalle conseguenze del Covid. La chiusura della scuole, poi, può aver prodotto un aumento delle diseguaglianze tra i bambini.
Il rapporto Istat indica però anche dei miglioramenti nella popolazione italiana, visto che una “forte coesione” è stata il segno distintivo del Paese nella fase del lockdown. Alta la fiducia verso le principali istituzioni: in una scala da 0 a 10 i cittadini hanno assegnato 9 al personale medico e paramedico e 8,7 alla Protezione civile. La stragrande maggioranza dei cittadini ha seguito le regole definite, specie il lavarsi le mani (con una media di 11,6 volte in un giorno), disinfettarsele (5 volte), rispettare il distanziamento fisico (92,4% della popolazione), ridurre le visite a parenti e amici (l’80,9% non ne ha fatte) e gli spostamenti (il 72% è stato ligio).