Saman: uccisa con una corda e gettata nel Po. Intercettato il padre: “Ho ucciso mia figlia”
Saman Abbas, la 18enne pakistana scomparsa da Novellara (Reggio Emilia) nell’aprile del 2021, sarebbe stata tenuta ferma dai cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, così da permettere allo zio Danish Hasnain di strangolarla con una corda. Poi il contributo di un uomo che avrebbe aiutato a finirla e poi ad infilare il corpo in un sacco, caricarlo su una bici e, dopo averlo fatto a pezzi, gettarlo nel Po.
Secondo questa ricostruzione la madre della ragazza, Nazia Shaheen, in preda a una crisi di pianto, sarebbe stata allontanata dal marito, Shabbar Abbas. Le fasi del delitto sono state raccontate da uno degli indagati, Ijaz, a un altro detenuto, che a sua volta lo ha riferito alla polizia penitenziaria. Per ora queste dichiarazioni sono ritenute dai carabinieri di Reggio Emilia come credibili solo in parte.
La confessione del padre Shabbar Abbas. “Ho ucciso mia figlia”, così l’8 giugno 2021, quando il papà di Saman era fuggito in Pakistan e a un mese dalla scomparsa di sua figlia, avrebbe rivelato a un suo parente in Italia quanto successo nella notte del 30 aprile. La conversazione è stata intercettata dai carabinieri e messa agli atti del processo, che inizierà a febbraio a carico dei familiari della diciottenne che inquirenti, Procura e carabinieri sono sicuri sia stata assassinata perché rifiutava di sposare un cugino in patria e voleva andarsene di casa. Dalle indagini, inoltre, è emerso che ad alimentare la rabbia dei familiari sarebbe stata anche la foto di un bacio con il fidanzato postata dalla ragazza sui social. “Da quegli stralci non si può ricavare nulla”, ha detto però l’avvocato dell’uomo.