Spostamenti tra Regioni: spunta l’ipotesi di consentirli solo se il livello di contagio è lo stesso
Non c’è verso di far andare d’accordo Governo centrale e Regioni. L’ultimo pomo della discordia è il Dl Rilancio e l’esclusione delle zone rosse di Veneto e Campania dal fondo di 200 milioni istituito presso il Viminale per le aree più colpite dalla pandemia di coronavirus. I governatori Luca Zaia e Vincenzo De Luca non ci stanno e chiedono all’esecutivo di modificare il decreto.
Il primo a lanciare l’allarme per le zone rosse è il leghista Luca Zaia: “Questo decreto verrà buttato nel cestino e dovrà essere riscritto, perché a mio avviso è imbarazzante. Per magia sono sparite le zone del Veneto e sono rimaste quelle dell’Emilia Romagna e della Lombardia. Noi facciamo ricorso perché il decreto è offensivo per i veneti.”, tuona il presidente veneto. E il collega Vincenzo De Luca che ha visto escludere dagli aiuti i territori di Vallo di Diano e Ariano Irpino, parla di “testo assolutamente sconcertante”.
Visto che il Pd, i 5Stelle e Italia Viva si sono affrettati a dare assicurazioni, con tutta probabilità la norma verrà cambiata in Parlamento durante l’iter di conversione del provvedimento. Luigi Di Maio infatti promette correzioni: “E’ doveroso intervenire durante la conversione in Parlamento per correggere la norma, bisogna estendere i fondi a tutti i comuni diventati zona rossa”.
Ma ad agitare le acque c’è anche un altro ostacolo: gli spostamenti tra Regioni.
Gli spostamenti tra una Regione e l’altra, infatti, non sono ancora consentiti, se non per motivi di lavoro, urgenza, necessità. La data indicata per una possibile svolta è quella del 3 giugno. Ma tutto dipende dal report del 29 maggio: l’apertura potrebbe non essere totale ma consentita solo tra territori con lo stesso indice di contagio. Tuttavia su questo punto regna sovrano il caos con le regioni che prendono autonomamente decisioni.
Il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini sollecita l’esecutivo ad autorizzare “lo spostamento anche al di fuori della Regione di residenza, nei limiti della Provincia o del Comune confinante, da parte di residenti in province o Comuni collocati al confine tra due Regioni”.
Proposta che il governatore della Liguria, Giovanni Toti cavalca, autorizzando “spostamenti tra Comuni limitrofi di Regioni confinanti per incontrare congiunti”. Lo stesso fanno Marche ed Emilia Romagna tra le province di Pesaro e Rimini. Marco Marsilio, presidente dell’Abruzzo, firma addirittura un’ordinanza per consentire alle persone che vivono nei Comuni vicini al confine regionale di andare nel Comune della Regione confinante. Questa volta non si parla di congiunti: la norma è generale e riguarda anche il Lazio. Da cui, però, non si può varcare il confine.
A tentare di arginare le insubordinazioni l’intervento del ministro della salute Roberto Speranza: “Il decreto del 16 maggio vieta fino al 2 giugno gli spostamenti in una Regione diversa rispetto a quella in cui ci si trova, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute». Una scelta che risponde ad una «specifica esigenza di gradualità nell’allentamento delle misure, accompagnata da un giornaliero monitoraggio del trend epidemiologico».
Anche il ministro degli affari regionali, Francesco Boccia, parlando dell’apertura dei confini il 3 giugno, frena: “Sulla mobilità interregionale chiedo di avere ancora pazienza. Oggi le Regioni sono tutte a basso rischio e tre a medio rischio. In ogni caso gli spostamenti tra Regioni che scatteranno il 3 giugno, non saranno consentiti dalle Regioni ad alto rischio”, come potrebbero risultare Lombardia e Piemonte.
In sostanza il governo studia l’ipotesi per cui dal 3 giugno ci si muoverà liberamente solo tra quei territori dove si presentano gli stessi rischi. Tutte le settimane le Regioni avranno l’obbligo di comunicare vari parametri e un incrocio di dati per poter fornire una valutazione complessiva.
Nello specifico: le Regioni devono rendere noto l’Rt (cioè il tasso di contagiosità, il valore che ha sostituito l’R con 0) ma devono anche fornire il numero di tamponi effettuati e altri dati sul sistema sanitario e le terapie intensive. L’incrocio di queste informazioni genererà il grado di rischio suddiviso: “basso”, “moderato” o “alto”. E i movimenti saranno condizionati in base a questa ‘etichetta’ e così da una Regione a rischio alto o moderato non ci si potrà spostare in una a rischio basso.