Strage del bus sulla A16: assolto l’ad di Autostrade
Si è concluso con otto condanne e sette assoluzioni il processo per la strage sulla A16 Napoli-Canosa dove il 28 luglio 2013 un pullman è precipitato dal viadotto Acqualonga. La sentenza è stata letta dal giudice monocratico del tribunale di Avellino, Luigi Buono, tra le urla dei familiari delle vittime, che hanno gridato “Vergogna”, “Venduti”, “Questa non è giustizia”.
La sentenza è arrivata dopo 2 anni e 4 mesi dalla prima udienza del 28 settembre 2016, dopo il rinvio a giudizio del 9 maggio dello stesso anno per i 15 imputati accusati a vario titolo di omicidio colposo plurimo, disastro colposo, lesioni e falso in atto d’ufficio. Nell’incidente persero la vita 40 persone.
Una sentenza che che assolve i vertici di Autostrade per l’Italia, tra i quali l’ad Giovanni Castellucci, per il quale l’accusa aveva chiesto una condanna a 10 anni di reclusione, e l’ex condirettore generale della società Riccardo Mollo.
Assolti anche Vittorio Saulino, dipendente della motorizzazione civile di Napoli; Michele Maietta, dirigente tronco Autostrade; Massimo Fornaci, Marco Perna e Antonio Sorrentino, dirigenti ed ex dirigenti della società.
La condanna più severa è quella per Gennaro Lametta, proprietario del bus, al quale sono stati inflitti 12 anni di reclusione. Oltre Lametta sono stati condannati in primo grado Antonietta Ceriola, dipendente della Motorizzazione di Napoli (otto anni) e Paolo Berti, all’epoca direttore del tronco di Autostrade su cui avvenne l’incidente, a cinque anni e sei mesi. Condanne anche per altri tra dirigenti e tecnici di Autostrade: Michele Renzi e Bruno Gelardi a cinque anni, Nicola Spadavecchia e Gianluca De Franceschi a sei anni e Gianni Marrone a cinque anni e mezzo.
“Questa è l’Italia, dove i poteri forti mettono a tacere la verità e la giustizia”, ha detto Giuseppe Bruno, presidente del comitato che riunisce le famiglie delle vittime.