Stupro di Caivano, l’ipotesi: violenze ripetute nei mesi. Identificati in 15
Le indagini sullo stupro delle due cuginette di 13 anni avvenuto a Caivano, nell’hinterland napoletano, si arricchiscono di nuovi dettagli.
Il timore è che quanto accaduto a fine luglio possa non essere un episodio isolato, ma ripetuto nei mesi precedenti. Le due giovanissime vittime sarebbero state portate con l’inganno in un capannone abbandonato e violentate più volte da un gruppo di ragazzi nel Parco Verde del comune campano, già teatro di diversi drammatici fatti di cronaca nonché piazza di spaccio tra le più grandi d’Europa.
Per ricostruire l’esatta dinamica di quanto accaduto gli inquirenti si affidano anche ai cellulari sequestrati ai presunti violentatori (tutti minorenni, anche sotto i 14 anni, tranne un 19enne che si trova in carcere). Ma anche al racconto delle due 13enni, che hanno raccontato appunto di altri abusi risalenti a “due o tre mesi fa”. Secondo Repubblica, tra i giovanissimi che hanno abusato delle cuginette ci sarebbero anche figli di esponenti della camorra. E il branco non sarebbe composto “solo” da sei ragazzi, come inizialmente emerso: stando ai primi accertamenti, il numero degli aggressori potrebbe arrivare a 15.
La Procura, nel motivare la decisione di allontanare le due minori da Caivano, parla di una “situazione di chiara emergenza”, disponendo il trasferimento in una casa famiglia. Nella relazione dei servizi sociali si parla di “grave incuria dei genitori che con ogni evidenza hanno omesso di esercitare sulla figlia il necessario controllo, così esponendola a pericolo per la propria incolumità”.
Una versione contestata dalla madre di una delle due vittime, che intervistata dal Messaggero dice: “Noi non abbiamo colpe. In questo degrado umano e sociale abbiamo fatto sempre il possibile per il bene di mia figlia, queste sono accuse che non meritiamo”. Poi dice di avere due desideri: “Che mia figlia torni da me, perché non sopporto la sua mancanza. E poi chiedo giustizia: chi ha fatto tutto questo male paghi le sue colpe e non resti impunito”.