Batterio killer in ospedale? Si indaga sulla morte di un medico del S. Bortolo
Nasce un caso intorno alla morte del medico dott. Paolo Demo, avvenuta dieci giorni fa. All’origine della prematura scomparsa dell’apprezzato professionista, per circa 30 anni anestesista al S. Bortolo di Vicenza, ci potrebbe essere un’infezione letale, un “batterio killer” proliferatosi nell’organismo con la complicità di un macchinario poi ritirato dal commercio su scala mondiale. A darne notizia in queste ore sono il Giornale di Vicenza, Rai Veneto e altri media.
Per il dott. Demo, medico chirurgo specialista di terapia intensiva, laureatosi a Padova, si sono rivelate inutili le cure prestate dai colleghi medici del nosocomio berico. All’origine dei problemi di salute del 66enne, spirato il 2 novembre, un intervento chirurgico per la sostituzione di una valvola aortica avvenuto a gennaio 2016 nel reparto di cardiochirurgia dello stesso S. Bortolo. In quell’occasione – questa è la terribile ipotesi – il medico/paziente sarebbe venuto a contatto con un pericoloso microbatterio. Dopo un decorso senza intoppi, a distanza di alcuni mesi erano emersi i segni dell’infezione, con lo stato di salute a precipitare progressivamente.
Incriminato nel dettaglio un dispositivo utilizzato per mantenere costante la temperatura corporea. Un’apparecchiatura sanitaria, si scopre poi, ritirata dal commercio nel 2015 dalla stessa azienda produttrice. Ma in uso almeno fino a primavera del 2016, sempre secondo l’ampio servizio sulle pagine del Giornale di Vicenza, nel polo sanitario della città berica. E che se contaminata, spiegherebbe – il condizionale è d’obbligo – l’origine della malattia che ha portato il dottor Demo alla morte poco meno di tre anni dopo la prima operazione chirurgica, a cui ne seguì una seconda, senza esito favorevole.
A indirizzare le indagini in corso ci sarebbe un lucido diario, redatto dallo stesso medico, che da specialista del mestiere annotava periodicamente il decorso della malattia contratta in circostanze quantomeno dubbie. Un memoriale indispensabile per fornire elementi probanti ai giudici che si occuperanno del caso, compilato fino al peggioramento irreversibile dello stimato dottore, che ha lasciato nel dolore la famiglia del compianto. Da qui il via all’inchiesta, con la salma dell’uomo che sarà sottoposta ad autopsia prima di concedere il nulla osta al funerale.
Secondo la versione rilasciata al Giornale di Vicenza dal direttore dell’Ulss 8 Berica Giovanni Pavesi, da parte dei produttori del dispositivo non sarebbe mai giunta alcuna comunicazione di allerta o di potenziale pericoloso. Solo “voci di corridoio” nell’ambiente medico internazionale avrebbero consigliato, dopo alcuni casi di contaminazioni sospette registrate anche a New York, di sostituire l’impianto in via precauzionale nel corso del 2016. Troppo tardi, secondo gli affetti più cari del dott. Demo, per evitare allo stimato anestesista un tragico calvario.