Escursionista 50enne si rompe una gamba nella discesa. Soccorsa con il “gatto delle nevi”
Da metà pomeriggio di oggi si trova ricoverata all’ospedale San Lorenzo di Valdagno una donna di 50 anni di Schio, dopo essersi procurata una probabile quanto brutta frattura ad un arto inferiore mentre discendeva verso Recoaro Mille. Insieme al compagno intorno alle 14 di oggi era salita in quota per un’escursione in mezzo al neve, mettendo però a quanto pare un piede in fallo in una buca seminascosta dalla coltre bianca.
Ad accelerare i soccorsi il passaggio per la zona del gestore del Rifugio Montefalcone che, imbattutosi nella coppia in difficoltà, ha messo a disposizione la propria motoslitta dopo aver sentito la richiesta di aiuto urlata a gran voce nel silenzio delle Piccole Dolomiti.
Nel frattempo era stata avvisata una squadra di soccorso alpino, pronta a partire dalla sede non lontana di Recoaro/Valdagno per prestare aiuto alla 50enne, impossibilitata a camminare. Utilizzando un fuoristrada in dotazione, il team di specialisti della montagna si è avvicinato fin dove possibile, per poi salire sul “gatto delle nevi” messo a disposizione dal gestore, in contatto telefonico per concordare il rendez-vous.
Una volta sul posto dell’incidente di montagna, i cinque soccorritori del Cnsas “ingaggiati” per la spedizione di salvataggio nella neve hanno prestato le prime cure mediche alla donna altovicentina – M.M. le sue iniziali -, per poi immobilizzare l’arto compromesso e caricarla sulla slitta a motore fino alla jeep. A quel punto, per il tragitto finale, è stato deciso in accordo con la centrale operativa del Suem di non far avventurare un’ambulanza del 118 sulle strade in quota a rischio, anche a causa del maltempo, approfittando fino in fondo della disponibilità del soccorso alpino, meglio attrezzato grazie ai mezzi di montagna, che ha trasportato in ospedale l’infortunata.
Le sue condizioni di salute generale sono buono, in attesa della valutazione ortopedica e del possibile intervento di ricomposizione della frattura, la cui effettiva gravità non è stata resa nota. Una volta guarita del tutto e “riabilitata”, tra qualche settimana, sicuramente la malcapitata escursionista non mancherà di ringraziare il gestore del rifugio montano, il cui apporto è stato oltremodo apprezzato e ha consentito di agevolare i soccorsi.