Frode al fisco nel settore immobiliare: congelati 150 mila euro per l’affare “La Favorita”
Operazione mirata delle Fiamme Gialle tra Valdagno e Cornedo, dove una coppia di fatto risulta indagata per frode all’erario tramite l’ormai nota dinamica dell’emissione di fatture inesistenti o comunque sovrastimate. Sotto la lente d’ingrandimento degli ispettori della guardia di finanza eventuali condotte illecite intorno al complesso residenziale “La Favorita”, un piano di lottizzazione da ben 90 unità immobiliari a Valdagno. A fronte di fatturazioni ritenute fraudolente per un ammontare di circa 1,6 milioni di euro, la Procura ha autorizzato il sequestro preventivo per equivalente di 158.435 euro in merito a una società di capitali che gestiva nel 2016 tutte le operazioni 8commerciali e finanziarie di compravendita, fornitura e subappalto sotto esame.
L’operazione è stata denominata “Effetto Dominus” dagli investigatori delle Fiamme Gialle. Proprio nel corso dell’anno 2016 la tenenza della GdF di Schio aveva attivato la verifica fiscale nei confronti della società e dei due legali rappresentanti che si sono alternati alla sua guida, descitti compagni nella vita. Si tratta di due coetanei e conviventi oggi di 47 anni, uomo e donna, residenti a Cornedo: M.A. ed E.Z. le loro iniziali.
I due, di concerto, avrebbero commissionato l’esecuzione dei lavori altre tre società di capitali (due con sede a Valdagno, la terza a Verona), di fatto sovrapponibili sia per quanto attiene gli assetti proprietari che per li interessi economici sottesi. Tutte le aziende, secondo l’ipotesi investigativa che ha preso forma nel corso delle verifiche sulla documentazione, sarebbero tutte riconducibili alla coppia di indagati. Gli ispettori hanno appurato una serie di operazioni cosiddette “sovrafatturate” per un importo di 1,6 milioni di euro, con costi fittizi calcolati per circa 500 mila euro. Secondo l’impianto accusatorio al fine di abbattere il carico tributario attraverso un intricato sistema di contratti di sub appalto passati al setaccio, riscontrando varie anomalie sia nelle date di controfirma che nelle previste modalità di registrazione. Le evasioni contestate si riferiscono in particolare ad Iva e Ires.
Una serie di incongruenze e attestazioni troppo generiche che hanno indotto la tenenza scledense a chiedere l’apertura del procedimento a carico dei due cornedesi, che avranno modo di difendersi in Tribunale. Tra i capi d’accusa anche il reato di bancarotta semplice. Intanto, gli oltre 150 mila euro “reperiti” tra sette conti correnti loro intestati, quote societarie e bene immobili (tra cui una villetta con piscina) rimarranno congelati e quindi indisponibili agli intestatari fino alla conclusione dell’iter giudiziario. Il tutto a tutela dell’erario pubblico.