Il duplice omicidio era premeditato, Diego voleva l’eredità. Era attivo nelle scommesse sportive
Era disoccupato da più di un anno, ma sapeva di poter contare sul patrimonio di famiglia, sui risparmi di una vita di mamma Lorena e papà Sergio, per costruire il suo futuro. Per “accorciare” i tempi, avrebbe deciso di accaparrarsi tutto e subito, uccidendo a sangue freddo i suoi genitori, spezzando le loro esistenze a colpi di pistola dopo aver pianificato a tavolino – così emerge dalle notizie diffuse dalla Procura di Vicenza – il duplice assassinio. Quella che in altri fatti di cronaca è stata definita come una lucida follia.
L’accusa che macchierà per sempre lo stesso futuro di Diego Gugole, chiampese di soli 25 anni, sarà di omicidio plurimo aggravato e premeditato. Il primo a cadere sotto i colpi sparati dalla mano del figlio, l’unico della coppia, è stato il padre, freddato in cucina intorno alle 10.30 di martedì mattina. Poi è toccato alla madre, a distanza di circa 3 ore, una volta rientrata in casa da un giro di commissioni. Lui 62 anni, consulente conciario in pensione, lei casalinga di 59. Vivevano al 1° piano dello stabile. Nessuno, tra i vicini di via Villaggio Marmi, intorno al civico 3, ha udito il rumore degli spari: la palazzina di costruzione datata sorge su un edificio singolo, è relativamente isolata, e la maggior parte dei residenti si trovava sul posto di lavoro nei distinti momenti in cui si sono consumati gli omicidi.
Dopo di che Diego martedì si è dedicato ad “altro”, fino alla decisione di costituirsi in caserma dell’Arma a Vicenza, come fosse una giornata qualsiasi, ricostruita passo dopo passo dai carabinieri e dal pubblico ministero De Munari per chiudere il cerchio intorno alla terribile vicenda che ha scosso tutto l’Ovest Vicentino ed è stata trattata dai media e dai tg nazionali. Il movente del duplice omicidio sembra tracciato nei suoi elementi essenziali: il 25enne voleva mettere le mani su 800 mila euro di cui disponeva la famiglia benestante, tanto da aver effettuato operazioni bancarie sui conti correnti (a proprio favore) e versato delle caparre per l’acquisto di una casa ad Arzignano e per una macchina nuova. Voleva vivere di rendita, come avrebbe ammesso in maniera stucchevole di fronte ai militari del nucleo provinciale. Sempre martedì, nel pomeriggio, aveva comprato dei sacchi di tela in negozio di Arzignano, oltre a vernici e pennelli, trovati nella sua auto. Voleva servirsene per occultare i cadaveri e far sparire le macchie di sangue.
Per raggiungere il suo obiettivo, però, doveva sbarazzarsi dei genitori, farli sparire per sempre e sviare i sospetti che sarebbero inevitabilmente caduti su di lui, da unico figlio di Sergio Gugole e Lorena Zanin e loro convivente. Lucida follia, appunto. E si era attrezzato per compiere fino in fondo questo piano fuori dal tempo e dalla logica, salvo poi arrendersi al peso dei rimorsi a distanza di 12 ore dai primi colpi di arma da fuoco, sparati con una pistola comprata nel mercato nero un mese prima, fattore che s’inserisce nel solco della premeditazione.
Diego Gugole per qualche tempo da ventenne era stato assunto e aveva l’opportunità di mantenersi in concerie della zona Ovest Vicentino, anche tramite l’aiuto del papà, assai conosciuto nel settore. L’anima inquieta, altre aspirazioni personali e la poca propensione al lavoro di fabbrica avevano portato il giovane chiampese a lasciare presto la prospettiva di un impiego umile ma stabile. Lui stesso, sul suo profilo di Instagram, si definiva come sport trader e tipster, due neologismi moderni in voga negli Usa che indicano in pratica chi si autoproclama come esperto di scommesse sportive, fornendo una solta di servizio di consulenza – a volte concesso a pagamento – su quote e risultati di calcio e basket nel suo caso. Nulla di illecito, sia chiaro, con il rischio però di farsi prendere troppo la mano e cadere nel vortice della ludopatia. Una tendenza, quello dello sport trading, che spopola da qualche anno in particolare sulla piattaforma Telegram. Non è noto, per il momento, se il ragazzo in prima persone abusasse del gioco e sussista un legame diretto con la brama di denaro che lo ha spinto al delitto.
Il telefono del sindaco di Chiampo, Matteo Macilotti, ieri ha squillato in maniera insistente tra forze dell’ordine, giornalisti e semplici cittadini allarmati dalle notizie che arrivavano dai sociale e dai media. “L’intera nostra comunità è sconvolta e incredula per la tragica vicenda che ha colpito una nostra famiglia. Io non ho davvero parole – aggiunge il sindaco, che conosceva di persona la coppia uccisa martedì -, perché qualsiasi parola in più mi pare inutile in questo momento, dinnanzi a questa immane tragedia. Non è per me il momento dei giudizi, ma il momento del raccoglimento e della preghiera per ricordare Sergio e Lorena, due persone solari, gioviali, a cui noi mancava mai un sorriso e una buona parola, due belle persone. Prego col il cuore anche per Diego, non perché io assolva il suo terribile gesto, ma perché colpendo i suoi genitori ha ucciso di fatto anche la sua giovane vita“.