Maxi giro di fatture false, due arresti e sequestri per 850 mila euro
Fatture per operazioni inesistenti per cinque milioni di euro in poco più di un anno tramite una ditta di Tezze sul Brenta che fungeva da “cartiera”: un “giochetto” che ha distratto dalle casse dello Stato più di 850 mila euro, tanto quanto le forze dell’ordine hanno sequestrato, in beni immobili e mobili, in via preventiva.
E’ una maxi frode fiscale quella individuata dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri di Bassano del Grappa, che stamattina hanno dato esecuzione a provvedimenti emessi dalla Procura della Repubblica di Vicenza, in relazione ad indagini coordinate dai Pubblici Ministeri Giulia Floris e Alessia La Placa.
L’operazione, denominata “Easy Money”, ha avuto inizio nell’estate del 2015, quando, a seguito di alcuni furti presso abitazioni avvenuti nel Bassanese, i carabinieri hanno avviato una serie di indagini per cercare di fare terra bruciata intorno ad alcuni pregiudicati di nazionalità italiana. Durante i numerosi servizi di pedinamento ed appostamento, nonché attraverso l’analisi delle fonti confidenziali del sottobosco criminale, i militari sono venuti a conoscenza di altre tipologie di reati. I comportamenti della vittima e la dinamica del crimine hanno permesso di puntare un faro su una persona vicina alla vittima su cui si facevano insistenti le voci di amicizie considerate sospette.
Sono emersi così flussi di denaro sospetti e società di dubbia costituzione e legalità: un possibile apparato criminale nel settore economico-finanziario, cosa che ha portato i Carabinieri a chiedere l’apporto investigativo specialistico della Guardia di Finanza.
Al termine di otto mesi di indagini congiunte e serrate, sfruttando le reciproche peculiarità investigative, davanti agli occhi degli investigatori si è materializzato un quadro di flussi virtuali di denaro che avevano lo scopo di truffare lo Stato attraverso indebite detrazioni di Iva.
Stamattina l’operazione Easy Money è poi giunta al suo culmine con il provvedimento degli arresti domiciliari a carico di Q.T., 34enne di Tezze sul Brenta, e M.T., 47enne di Cittadella, e il sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per più di 850 mila euro, fra cui una lussuosa villa.
I due avrebbero emesso fatture per operazioni soggettivamente inesistenti per circa 5 milioni di euro tramite la “cartiera” di Tezze sul Brenta, formalmente intestata ad un prestanome, un bassanese anch’egli indagato. M.T. però non è stato ancora rintracciato e gli investigatori dell’Arma e delle Fiamme Gialle sono sulle sue tracce per assicurarlo alla giustizia. Sempre stamattina sono state eseguite 11 perquisizioni nel bassanese, nei confronti di soggetti a vario titolo coinvolti nelle indagini.
L’impresa cartiera per la frode utilizzava il classico meccanismo dell’interposizione fittizia: dopo aver formalmente acquistato beni da operatori comunitari come Ungheria e Polonia (ed in particolare elementi in legno), rivendeva gli stessi ad una società riconducibile anch’essa ai soggetti posti agli arresti domiciliari. Per la cartiera, l’acquisto avveniva senza applicazione di Iva, in virtù del regime previsto per le operazioni intracomunitarie, mentre alle successive vendite, effettuate tutte nei confronti della medesima impresa, riconducibile anch’essa ai due arrestati, veniva applicata l’Iva per gli scambi nazionali. La cartiera, quindi, incassava l’imposta sul valore aggiunto che sistematicamente non versava, permettendo così agli artefici della frode l’indebita detrazione di Iva, che rientrava in loro possesso mediante trasferimenti su altri conti correnti, ubicati anche all’estero.
L’operazione conclusa oggi, che si è avvalsa dei più sofisticati strumenti investigativi, come intercettazioni telefoniche ed accertamenti bancari, ha consentito di assicurare alla giustizia i due ideatori della frode, aggredendo i loro patrimoni, cosa che si rivela, ancora una volta, strumento essenziale nella tutela dell’economia legale, anche a difesa degli imprenditori onesti e della legalità in genere.