Morto dopo l’esplosione nel cantiere. Riccardo Baù aveva da poco compiuto 30 anni
Uno squarcio enorme sul muro della parte esterna in posizione angolare, ancora del sangue sull’impalcatura, le pietre crollate sparse intorno. E’ questo il desolato scenario che rimane dopo che ieri sera, dall’ospedale San Bortolo di Vicenza, è trapelata la terribile notizia della tragica morte di Riccardo Baù, giovane uomo di appena 30 anni di Stoccareddo spirato in seguito allo scoppio di quello che sembra certo essere stato un residuo bellico. Ieri, poco prima delle 10 del mattino, stava lavorando con una squadra di operai alla ristrutturazione della sua abitazione nel centro della frazione di Gallio, quando è avvenuto l’imponderabile.
A lungo si è sperato di salvare la vita di Baù, conosciuto da tutti da queste parti, dopo che la squadra di emergenza del Suem 118 era riuscita a rianimarlo sul posto. Le sue condizioni erano disperate, si saprà poi, ma attraverso il volo in codice rosso con l’elisoccorso Riccardo era giunto ancora in vita all’ospedale di Vicenza, dove si è tentato davvero il tutto per tutto per scongiurare una disgrazia. Purtroppo concretizzatasi di lì a poche ore.
Fatale, per il 30enne altopianese, l’operazione di taglio di quello che appariva un innocuo tubo di metallo sporgente dalla parete. In realtà, secondo quanto è stato ipotizzato da vigili del fuoco, Carabinieri e tecnici Spisal nelle immediate fasi post soccorso, era un ordigno di derivazione militare chiamato “siluro Bangalore” o di una “torpedine Bettica“, bombe riconoscibili solo da esperti di storia militare. Una sorta di “cerbottana” imbottita di polvere da sparo fabbricata probabilmente oltre un secolo fa. Servirà analizzare un secondo residuo bellico ritrovato a fianco del cratere per averne certezza assoluta. Per capire, infine, come fosse finita “conficcata” su una muratura perimetrale di un’abitazione. E per iniziativa di chi, e se a ragion veduta o ignorando la reale natura e pericolosa natura di quei tubi.
Riccardo Baù, giovane di Stoccareddo che aveva scelto di rimanere legato alle proprie radici e quindi di rimettere a nuovo la cada dove viveva usufruendo degli incentivi legati al “bonus facciate”, è rimasto vittima di un destino tanto imprevedibile quanto cruento. Aveva festeggiato i 30 anni solo la scorsa settimana. Tutti, qui, lo chiamavano col diminutivo di “Riky“. Lavorava part-time come controllore zootecnico per l’Arav, l’Associazione Regionale Allevatori del Veneto, oltre ad aiutare nella ditta di famiglia, ieri aveva deciso di prestare la sua opera in prima persona nel cantiere in via Col Fuste, ignaro di correre rischi nel tagliare quel tubo con una sega, a due passi dal centro della località montana. Si prestava volentieri a questi extra per contribuire ad accelerare i tempi di consegna, da persona laboriosa qual era.
Da ieri l’intero cantiere è stato posto sotto sequestro e saranno chiamati in causa artificieri esperto per la necessaria bonifica dell’abitazione, avvertendo la popolazione locale di verificare nella proprie case la presenza di analoghe situazioni a rischio. “L’amministrazione comunale si unisce all’immenso dolore della famiglia Baù per la scomparsa di Riccardo. Una tragedia enorme e incredibile – scrive il sindaco di Gallio, Emanuele Munari – che lascia attonito e sgomento l’intero Altopiano e che porta via un’altra giovane vita del nostro paese. L’abbraccio di tutta la comunità vi dia forza in questo momento difficile”.