Rientra in Italia la salma di “Debe”, il 25enne seconda vittima della valanga. Sabato l’addio
Si svolgeranno a Isola Vicentina nella giornata di sabato le esequie pubbliche di Pietro De Bernardini. Il rientro in Italia della salma del giovane di 25 anni morto in seguito alle lesioni riportate nella valanga di Lyngen è previsto nella mattinata di oggi dalla Norvegia. Nel caso si verificassero nuovi intoppi burocratici è stata prevista una data successiva per lunedì della prossima settimana. Domani invece la veglia di preghiera alle 19 nella chiesa di San Pietro Apostolo, la stessa che all’indomani ospiterà il funerale solenne.
Si tratta della seconda vittima della tragedia verificatasi lo scorso venerdì 31 marzo sulle nevi del monte Kavringtinden, cima di un promontorio sulla costa Ovest scandinava da dove un ammasso di neve e ghiaccio si staccò quel giorno, travolgendo una comitiva composta da 5 scialpinisti italiani. Tutti vicentini. In due rimasero illesi, testimoni oculari di quanto accaduto, la guida alpina Andrea Basso riportò lesioni ad un arto, mentre Matteo Cazzola – mercoledì si è celebrato il suo funerale – e Pietro De Bernardini, egli a distanza di una settimana dal ricovero, sono le vittime della catastrofe naturale. I turisti e scialpinisti erano all’ultima uscita prima del volo di rientro verso il Veneto.
A Isola, nel giorno dell’estremo saluto, sarà proclamato il lutto cittadino. Come aveva anticipato e insieme promesso il sindaco Francesco Enrico Gonzo. Manca ora solo l’ufficialità dell’indizione dell’omaggio alla memoria del giovane morto all’estero, che seguirà a stretto giro all’uscita dell’epigrafe una volta che non ci saranno dubbi sulla data. Salvo rinvii dettati da esigenze burocratiche, quindi, la comunità locale sarà vicina alla famiglia De Bernardini sabato mattina, alle 10, con la cerimonia ospitata nella chiesa parrocchiale della cittadina dove il 25enne era cresciuto nel quartiere di Santa Maria, anche se da qualche tempo aveva scelto l’Olanda come terra dove lavorare, completare gli studi universitari e costruirsi un proprio promettente futuro. Dopo la triennale a Milano in Ingegneria Matematica, il 25enne stava ultimando la facoltà di Statistica. Si sarebbe laureto entro l’anno in corso.
L’ultimo addio sarà dunque rivolto a Pietro 15 giorni dopo la morte, avvenuta nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Tromso, a causa di un collasso sistemico, a distanza di quasi 7 giorni dalla valanga. Il 25enne veneto è spirato nella notte tra giovedì 6 e venerdì 7 aprile, assistito dai medici norvegesi e da un congiunto salito al suo capezzale per stargli vicino. Alberto De Bernardini e Barbara Gisolo, i genitori del compianto ragazzo amante della montagna e della neve che un destino beffardo e subdolo li ha resi suoi “assassini”, hanno ringraziato le autorità di tutti i livelli che si sono prodigati per il loro figlio minore – l’altro, più grande di Pietro, si chiama Nicola – sia nella prima fase del ricovero e del coma farmacologico, sia dopo la terribile notizia della morte. “Non ci siamo mai sentiti soli”.
A essere presenti, sabato mattina, saranno sicuramente anche gli ex compagni del Liceo Lioy di Vicenza. Per loro, così come per gli amici del paese d’origine e chi aveva incontrato muovendosi da Milano e Bologna – dove ha lavorato come cuoco per contribuire alla sua indipendenza – prima di trasferirsi all’estero a fine 2020, Pietro era “Debe“, il nomignolo derivante dal cognome di famiglia con cui in tanti lo conoscevano, sin da adolescente.