Un 37enne thienese muore in mare in Brasile. Fatale la passione per il kitesurf
Era un giramondo Christian Pesavento, tanto per lavoro quanto per seguire le sue passioni. E proprio una di queste, probabilmente quella gli faceva vibrare il cuore e sentire l’adrenalina in corpo, mercoledì pomeriggio si è rivelata una trappola mortale per il 37enne di Thiene. Ultima tappa del suo viaggio per il pianeta il Brasile, dove aveva avviato un’attività di gelateria e dove – nei pressi di Porto Seguro, stato di Bahia – aveva trovato splendide spiagge e mare ventoso su cui lasciarsi andare con il suo kitesurf, il surf con una sorta di mini parapendio, disciplina sportiva moderna di cui era anche istruttore. Un colpo di vento anomalo, la tavola che lo colpisce al capo e il corpo esanime del vicentino rimane in balia delle onde, senza possibilità di scampo. Lo racconta oggi il Giornale di Vicenza.
Chiaramente si tratta di un’ipotesi, la più accreditata visti i venti fortissimi nella zona lo scorso mercoledì 23 maggio, ma pur sempre da accertare, sulla base del racconto degli amici che accompagnavano Cristian Pesavento in un’ordinaria giornata che doveva essere di divertimento e spensieratezza sulla sponda dell’oceano Atlantico, una meta turistica di tanti appassionati di surf e sport acquatici in generale.
Un kitesurf rivelatosi da compagno inseparabile nel tempo libero a killer inconsapevole per l’uomo, che da oltre dieci anni aveva intrapreso una vita da viaggiatore toccando i lidi del globo più rinomati per i surfisti, dall’Australia alla Nuova Zelanda fino ad approdare in Sud America. Aveva toccato anche l’Asia – Singapore in particolare – e l’Europa (prima in Germania e poi in Ungheria), prima di mettere radici dalle parti di Porto Seguro, quello che considerava probabilmente un “porto quiete” fino all’altro ieri, dopo sette anni di permanenza, ma che il destino lo ha reso beffardamente l’ultima tappa del suo cammino.
A Thiene e dintorni, dove era nato nel 1980 e dopo aver frequentato l’istituto Aulo Ceccato, Christian (soprannominato “Pes” dagli amici) aveva lavorato in alcuni locali dei dintorni facendosi apprezzare per simpatia e disponibilità. La famiglia di Cristian dovrà attendere almeno una settimana per le pratiche di rientro in Italia della salma. Ora a disposizione del medico legale secondo quanto dichiara un quotidiano locale in lingua portoghese in attesa della conclusione delle indagini e del nulla osta per il rimpatrio. Da chiarire se la morte sia avvenuta per affogamento o come conseguenza diretta del colpo subito.