Dal romanzo alle biografie, passando per il teatro e la poesia: le ultime novità da Ronzani Editore

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L’arrivo dell’autunno, e l’approssimarsi dell’inverno, riducono almeno in parte la propensione a stare all’aperto. Aumenta invece, di conseguenza, la volontà di starsene al chiuso, al calduccio. La domanda è: in tale circostanza, come occupare il proprio tempo in modo sia divertente che costruttivo? Ronzani Editore ha pronta la risposta: leggendo un bel libro. Magari traendo ispirazione dalle ultime novità “sfornate” dalla casa editrice. I direttori, Beppe Cantele e Luisa Maistrello, ne hanno parlato con Gianni Manuel nella nuova puntata di “Filò“, il “salotto” letterario di Radio Eco Vicentino.

Nero è il colore delle note” nasce da una sfida. Quella che Romeo Toffanetti ha lanciato ad Alessandro Mezzena Lona: scrivere una storia partendo da una trentina di tavole che il disegnatore di “Nathan Never” ha realizzato senza seguire un preciso percorso narrativo. Ha preso forma, così, un romanzo che rende omaggio a Cornell Woolrich, lo scrittore americano capace di ispirare con le sue storie l’Alfred Hitchcock della “Finestra sul cortile” e il François Truffaut de “La sposa in nero“. Un viaggio in un possibile, oscuro presente che riporta alla memoria le atmosfere Hard Boiled care a Raymond Chandler e Dashiel Hammett. Ma che si interroga, al tempo stesso, sulle sempre più invasive manipolazioni tecnologiche sperimentate sul corpo e sul cervello umano.

Ascolta “Le letture di ottobre proposte da Ronzani Editore” su Spreaker.

Nella “Vita di Giovanni Comisso“, di Nico Naldini, si alternano invece tre “voci” in una sorta di abile contrappunto: le lettere e i diari di Comisso, che ne costituiscono l’ossatura, le lettere del suo grande amico, Filippo De Pisis, e il racconto di Naldini che le completa e le salda armoniosamente fra di loro. Comisso fu il primo dei “due amici” (l’altro fu il cugino Pasolini) ai quali Naldini dedicò una biografia: la “Vita” uscì per Einaudi nel 1985, sfiorando la vittoria al Premio Strega. E, a distanza di quasi quarant’anni, essa mantiene intatto il suo incanto e la sua brillantezza.

“Sono Niccolò e non faccio mai male a nessuno. Sono infelice, come voi. Non ho i contatti giusti per organizzare un attentato, per questo scrivo. Il teatro è un ripiego. Non ho le competenze per fare il criminale, perché non organizzano seminari di delinquenza creativa. Non ho il porto d’armi. Vivo ancora con i genitori. Tranquilli, sono un deficiente”. Niccolò Fettarappa Sandri è autore, regista e attore teatrale. “La Sparanoia” raccoglie due lavori teatrali scritti nel biennio 2022-2023. “Sono testi nati con l’intenzione di contrariare l’autorità pubblica. Portano in scena gli incubi teppisti degli ometti a casa, l’eros criminale dei giovani per bene, la pena di vivere legalmente”.

“È un mondo lieve quello di Vasco, impalpabile come lo zucchero a velo, bello come la neve, come una promessa antica. C’è levità, sì, ma c’è anche profondità nei versi di questo poeta, un poeta che sa giocare, che sa cantare l’irrinunciabilità e la serietà del gioco, dello sguardo
obliquo che capovolge, che osa guardare la vita a testa in giù. Quando ci affacciamo al suo mondo, si ha la sensazione di uscirne rinnovati, bonificati, generati all’inusitato, alla meraviglia. La poesia di Vasco è una finestra sull’incanto. Si apriranno tante porte, multiformi scenari che hanno un unico lucente obiettivo: accompagnarci alla bellezza del possibile per comprendere che si può, ancora si può, provare stupore. La sua penna sembra voler dire che basta poco per trovare riparo, basta poco per abbracciare la nostra umanità”. È quanto scrive Simona Garbarino nella prefazione di “C’è urgenza d’azzurro“, il nuovo libro di Vasco Mirandola.

“Perché raccontare la propria vita professionale?”, si domanda Luciano Giacomelli. La risposta: “Per la convinzione o l’illusione di poter raccontare un pezzo di mondo, attraversato da personaggi importanti, viaggiando da un capo all’altro del mondo”. Un racconto contenuto in “Storie di acciaio, pedali e lunghi viaggi“. Un libro che è un autentico campionario di incontri ed esperienze: “Qui s’incontra Tullio Campagnolo, quello delle biciclette e il mondo dei campioni del ciclismo, della formula uno, del motociclismo. Si scorge Bernard Tapie e Steve Jobs. Ci si sposta da Houston a Mosca, da Parigi a Tokio, dalla Polonia al Caucaso. S’impara cosa sia la grande industria del Sol Levante e la sua disciplina. Si sente il calore della lavorazione dell’acciaio e la dimensione delle grandi fabbriche. Ma anche lo sforzo per portare, in quei contesti, l’attenzione alla salute dei lavoratori, il bisogno della relazione con il mondo della conoscenza e dell’università”.

Collana“, di Tin Ujević, è unanimemente considerata uno dei più bei canzonieri novecenteschi della poesia croata. A distanza di quasi un secolo dalla prima edizione, Ugo Vesselizza, poeta istriano tra i più appartati, offre finalmente la sua versione-riscrittura integrale: frutto di un corpo a corpo strenuo con l’originale, durato più di trent’anni, e con un esito che vuole e deve apparire spiazzante. Che vuole e deve rinunciare all’ossequio del “gusto attuale” per rendere giustizia a quella che egli chiama “la stravaganza di Collana”, la sua “novità restauratrice”, ossia “un tradizionalismo ragionato, un petrarchismo progettuale, un classicismo tipicamente modernista”.

Gabriele Silvestri