Spettacolando – “Aggiungi un posto a tavola” con Cuccarini e Scifoni: successo senza tempo al TCVI

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Con quattro spettacoli sold out al Teatro Comunale di Vicenza, “Aggiungi un posto a tavola” si conferma cult seguitissimo. Sono arrivate a 1.800 (solo in Italia) le repliche di un testo tradotto in dieci lingue che sta ora onorando i cinquant’anni di storia.

Se il musical ha scaldato il pubblico vicentino come forse nessuno prima, un merito va alla produzione curata da Alessandro Longobardi per Viola Produzioni, capace di regalare un’interpretazione frizzante, coinvolgente, a tratti travolgente. Il cast d’eccezione ha visto Giovanni Scifoni nel ruolo del protagonista Don Silvestro e Lorella Cuccarini come special guest nel ruolo di Consolazione. La regia, basata sull’originale di Garinei e Giovannini, è di Marco Simeoli.

Come noto la storia gira intorno ai personaggi di Don Silvestro e Clementina: lui prete di una piccola comunità, lei giovane figlia del sindaco che prova goffamente a sedurlo. La telefonata di Dio, che preannuncia al sacrestano un nuovo diluvio universale, detta i tempi di una commedia più divertente di cento puntate di Zelig. La costruzione della zattera che li metterebbe in salvo, la difficoltà nel convincere la popolazione a realizzare l’opera e a reperire la legna (la cui fornitura è nelle mani del sindaco monopolista) sono metafore dei meccanismi che regolano i rapporti tra persone che vivono in una comunità.

I personaggi, pur caricaturizzati nei dialoghi e nelle movenze, costruiscono la credibilità di una storia che danza tra sacro e profano, mentre un Dio onnipotente, beffardo, lucido e maestoso, muove i fili della commedia come un perfetto direttore d’orchestra. Entra solo quando serve, con ironia e saggezza, lasciando i protagonisti splendere di luce propria.
Un’eterna Lorella Cuccarini inchioda alla realtà una storia che naviga su binari sospesi. Tra debolezze ed egoismi personali, miserie umane e spiritualità, le risate escono spontanee e irrefrenabili, sugellate da battute divertenti e freddure inaspettate (come nei dialoghi tra Don Silvestro e Dio).

Sebbene il sesso (come l’amore) sia filo conduttore e traino della commedia, non sono gli equivoci a smuovere la comicità. La realtà prosaica degli uomini, mescolata al bisogno di un Dio che vegli su di noi, costruiscono la tela perfetta nella quale muoversi. Poco importa che si creda in Lui o che a contare sia solo ciò che vediamo coi nostri occhi: la storia dell’uomo è intrisa di verità e apparenza, dubbi e paure, slanci e passi indietro.
Le comunità che abitiamo sono alla fine sempre le stesse: delle Cabot Cove dove una Signora in Giallo si muove per cercare un colpevole, regalando un laico cristiano perdono all’autore del misfatto appena smascherato.
Vedere in scena della natura umana con rispetto e sana ironia, mette d’accordo un pubblico caratterizzato ed esigente come quello vicentino, che regala applausi a scena aperta: tutti in piedi e tutti d’accordo.

Paolo Tedeschi