Alitalia, governo pronto a nuovo prestito ponte da 400 milioni
Il governo potrebbe varare, già nel Cdm di oggi o al più tardi giovedì, un decreto ad hoc per sbloccare il nuovo prestito da 400 milioni per Alitalia. A renderlo noto è il capo politico del M5S Luigi Di Maio al termine del vertice fiume a Palazzo Chigi. Non solo il Mes dunque nel lungo incontro notturno. Sul tavolo anche la questione relativa alla ex compagnia di bandiera della quale si è discusso dopo la partita europea.
“Siamo tutti d’accordo – ha detto il Ministro degli esteri- che vada fatta una norma che permetta alla struttura commissariale di utilizzare il prestito ponte. Non c’è una decisione politica da prendere”. Governo compatto, quindi, ha spiegato Di Maio, nel voler “dare una chance a questa compagnia, però è anche arrivato il momento di fare un’azione di responsabilità sugli amministratori. Quando è che, con un’azione di responsabilità, decideremo chi ha causato i danni in Alitalia – ha aggiunto Di Maio – quando è che facciamo pagare con il proprio patrimonio un po’ di amministratori delegati che sono andati lì, l’hanno utilizzata come bancomat e se ne sono andati?”.
Il decreto ad hoc per sbloccare il nuovo prestito da 400 milioni consentirebbe ai commissari l’utilizzo della nuova liquidità (stanziata col decreto fiscale) anche se non è stata ancora finalizzata la cordata per la cessione della ex compagnia di bandiera. Il prestito non dovrebbe essere aumentato ma dovrebbe rimanere di 400 milioni. Questa nuova iniezione di capitali è necessaria per tenere in vita la compagnia visto che non è stato possibile trovare un acquirente sul mercato, nonostante le sette proroghe dei termini per presentare un’offerta. Dei 900 milioni del primo prestito ponte, sul quale l’indagine della Ue è ancora in corso, sono rimasti nelle casse di Alitalia al 31 ottobre solo 315 milioni e la compagnia perde circa un milione di euro al giorno.
Il nuovo prestito deve essere rifinalizzato perché, come ha spiegato il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, la cordata con Fs-Delta e Atlantia non c’è più. Alitalia continuerà quindi a volare con soldi pubblici in amministrazione straordinaria, come sta facendo dall’aprile del 2017 quando Etihad staccò la spina e i lavoratori bocciarono successivamente in un referendum un piano di ricapitalizzazione da due miliardi di euro e con circa 1.000 esuberi. Secondo le stime, la somma spesa dallo Stato negli ultimi 40 anni per tenere in piedi l’ex compagnia di bandiera è salita a circa 10 miliardi di euro.