Cresce lo spreco di cibo in Italia, Sud e Centro i maggiori imputati

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Continua a crescere lo spreco del cibo in Italia. Secondo il Rapporto Internazionale Waste Watcher 2024, nel Belpaese si assesta al 45,6%: nella top five tutti gli elementi principe della dieta mediterranea, ovvero frutta fresca, verdure, pane fresco, insalate e cipolle/aglio/tuberi.

Secondo il rapporto, curato dall’Osservatorio Waste Watcher International-Campagna Spreco Zero, dall’Università di Bologna assieme a Ipsos, il dato in crescita indica una cattiva gestione della spesa familiare con i relativi sprechi economici, ma evidenzia anche un incremento dei consumi alimentari e una domanda concentrata su alimenti di qualità inferiore, influenzata dalle logiche low cost. Nello specifico il 42% degli intervistati individua la causa dello spreco nel fatto che frutta e verdura conservata nelle celle frigo una volta a casa va subito a male; il 37% li butta perché i cibi venduti sono già vecchi.

La memoria del frigorifero diventa determinante per lo spreco: il 37% degli intervistati dimentica gli alimenti in frigorifero o nella dispensa lasciando che si deteriorino, mentre solo il 23% è disposto a programmare i pasti settimanali. Inoltre il 75% degli interpellati non è disposto o non è capace di rielaborare gli avanzi in modo creativo per evitare di gettarli.

Ma dove si spreca di più? Sud e Centro sono le aree dove il fenomeno è superiore del 9% rispetto alla media nazionale, al Sud 747 grammi pro capite a settimana, al centro 744 grammi pro capite, mentre il Nord è relativamente più virtuoso con -11% sempre rispetto alla media nazionale.