Dimissioni Tavares da Stellantis: ira di politici e sindacati. Il 17 dicembre tavolo al Mimit

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Carlos Taveres, il Ceo di Stellantis, si è dimesso ieri

Ha generato grande tensione l’annuncio delle dimissioni di Carlos Tavares, Ceo del gruppo automobilistico Stellantis, comunicate in anticipo di un anno sui tempi previsti dal contratto che sarebbe scaduto nella primavera del 2026.

Per lui si prospetta una buonuscita di 100 milioni di euro. Una cifra lievitata proprio a causa dell’uscita anticipata. Il manager, secondo alcune stime, avrebbe percepito uno stipendio annuale di circa 40 milioni di euro negli ultimi anni. Tanto da essere definito il manager del settore automobilistico più pagato al mondo.

Anche alla luce di questi dati, la sua decisione ha provocato durissime reazioni da parte delle forze politiche di opposizione, ma anche dei sindacati, che criticano il governo e chiedono alla premier Giorgia Meloni di convocare urgentemente in Parlamento, il presidente del gruppo, John Elkann.

Il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, si è sentito in collegamento dagli Stati Uniti, con il presidente di Stellantis, John Elkann. Il confronto si è reso inevitabile dopo le dimissioni dell’amministratore delegato del Gruppo, Carlos Tavares. Durante il colloquio è stato confermato il tavolo del 17 dicembre al Mimit, al quale parteciperà Jean Philippe Imparato, responsabile Europa del gruppo automobilistico “con il mandato di chiudere in modo positivo le interlocuzioni” sul Piano Italia.

Le reazioni dei sindacati. “La notizia delle dimissioni di Tavares non ci addolora. E’ stato un manager che, in questi anni, ha invertito completamente la rotta lungimirante di Marchionne”, ha detto il leader della Cisl, Luigi Sbarra, ai microfoni di Sky Tg24.

Il segretario della Uil, Rocco Palombella lancia un appello al suo successore: “Dopo le dimissioni dell’ad Tavares, ci aspettiamo nel tempo più breve possibile un nuovo management che dia discontinuità rispetto al passato, rispetto agli impegni occupazionali, produttivi e industriali nel nostro Paese. Il nuovo ad abbia a cuore gli stabilimenti e i lavoratori italiani. Riporti in Italia la produzione di auto e rilanci il polo del lusso della Maserati . Per gestire la transizione serve responsabilità e tutela dell’occupazione e delle professionalità”.

Il numero uno della Fiom-Cgil Michele De Palma, su Facebook ha commentato: “Tavares si è dimesso. I lavoratori italiani rimangono. E noi vogliamo un piano industriale e occupazionale subito”.

Le reazioni della politica. Contro la gestione del governo su Stellantis e l’operato del ministro Urso, è arrivato l’affondo del leader di Azione, Carlo Calenda: le dimissioni di Tavares “erano annunciate, ma in un periodo più avanti, sono state da un lato una sorpresa da un altro una cosa inevitabile. Tavares ha sbagliato tutto, è venuto in Parlamento anche con tono arrogante. Io ho fatto una battaglia in completa solitudine. Il governo con Urso diceva ‘Tavares mi ha assicurato che arriveremo a 1 milione di veicoli’…In questa storia l’altro che si deve dimettere è Urso che non ha fatto nulla, Meloni dovrebbe mandarlo via a pedate”, ha detto Calenda.

Per il responsabile dell’Economia del Pd, Antonio Misiani: “Le dimissioni di Tavares evidenziano quanto sia grave la crisi che ha investito Stellantis e tutto l’automotive europeo. Ora bisogna voltare pagina e tutti devono fare la propria parte. L’azienda, mettendo in campo un piano industriale all’altezza di una fase estremamente difficile. Il governo, ripristinando gli strumenti di politica industriale assurdamente tagliati con la legge di bilancio. Chiederemo nuovamente a John Elkann di venire in Parlamento per confrontarsi sul futuro di Stellantis e del settore”.

Sulla questione è intervenuta anche Chiara Appendino, vicepresidente del Movimento 5 Stelle ed ex sindaca di Torino: “Tavares non mancherà, la sua gestione è stata drammatica per l’Italia. Ora la proprietà non ha più scuse: presenti un piano industriale serio. Al Paese, alle imprese e ai lavoratori non serve un capro espiatorio ma un’inversione di rotta della linea aziendale”.

Toni poco concilianti anche dal centrodestra. “Tavares? Più milioni che soluzioni. Non sarà rimpianto”, ha detto Maurizio Gasparri, spalleggiato dal capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Attività produttive della Camera, Luca De Carlo, che afferma: “Prendiamo atto delle dimissioni di Tavares, di cui non serbiamo un buon ricordo sicuramente e con cui è stato impossibile improntare un dialogo sul futuro dei lavoratori di Stellatis. Ora, in previsione di un riassetto e confidando nel nuovo corso dell’azienda, è nostro dovere chiedere ancora con più forza che John Elkann venga in Parlamento a svolgere l’audizione precedentemente richiesta in commissione Attività produttive. Il confronto ricordo non è mai a perdere”.

Ancor più duro Tommaso Foti, FdI che oggi ha giurato come ministro al posto di Fitto, volato a Bruxelles. “Era ora che Tavares se ne andasse, ma la transizione al nuovo management richiede responsabilità, tutela dell’occupazione e valorizzazione delle competenze. Diventa quindi ancora più importante che John Elkann si presenti al più presto in Parlamento per riferire sul futuro di Stellantis”.