Fitch conferma: “Raiting dell’Italia a BBB”
Il rating dell’Italia è stato confermato da Fitch a ‘BBB’ con outlook stabile. Il rating “è supportato da un’economia diversificata e ad alto valore aggiunto, dall’appartenenza alla zona euro, da istituzioni solide e da un Pil pro capite che è più del doppio rispetto alla media dei paesi simili all’Italia – spiega Fitch – ma queste caratteristiche del credito sono controbilanciate da fondamentali macroeconomici e fiscali deboli, in particolare un debito pubblico molto elevato, un orientamento fiscale relativamente accomodante dopo la pandemia, un potenziale di crescita economica contenuto e, più recentemente, un contesto di rendimenti più elevati.
“La crescita dell’economia italiana ha superato le nostre aspettative nel primo trimestre del 2023, in netta ripresa a 0,5% (previsione precedente a marzo -0,2%) grazie al significativo allentamento della crisi del gas naturale in Europa, a un forte rimbalzo del turismo e al rafforzamento della domanda globale” scrive Fitch aggiungendo che a seguito di ciò sono state riviste al rialzo le previsioni “per il 2023 all’1,2% dallo 0,5% precedente”.
“Nel 2024, prevediamo che l’economia si espanda dello 0,8%, in rallentamento rispetto all’1,3% previsto a marzo, per condizioni di finanziamento piu’ restrittive, conclude Fitch.
“Il governo gode di una maggioranza stabile in Parlamento e di un forte sostegno tra gli elettori. Alla luce di ciò e dell’opposizione frammentata, riteniamo possibile che il governo duri un’intera legislatura, cosa non comune nel sistema politico italiano”. Lo sottolinea Fitch sottolineando che “questa stabilità politica crea spazio per il governo per elaborare una strategia a medio termine e concentrarsi sull’effettivo dispiegamento dei fondi” legati al Pnrr.
Tuttavia, prosegue l’agenzia di rating, “la coalizione potrebbe dover affrontare pressioni per mantenere più impegni di spesa della campagna elettorale, soprattutto quando il sostegno al costo della vita finirà e la perdita del potere d’acquisto diventerà più evidente, il che può rappresentare un rischio per le prospettive di risanamento fiscale”.