G20, accordo storico a Venezia: tassazione alle grandi multinazionali e finanza sostenibile
Il G20 sigla il “Patto di Venezia”, accordo storico per mettere fine al dumping fiscale, ossia una corsa al ribasso sulla tassazione delle multinazionali: la tassazione con aliquota minima del 15% e la tassazione dei profitti delle multinazionali nei Paesi in cui operano metterebbe fine alla pratica di farli figurare in giurisdizioni di favore. Questo con l’appoggio di Paesi che rappresentano il 90% del Pil mondiale. Il ministro dell’Economia Daniele Franco dopo la due giorni di lavori di ministri delle Finanze e Governatori dichiara: “Per la prima volta fissiamo regole per la tassazione delle grandi multinazionali”.
“Il Patto di Venezia lascerà il segno“, dice il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni sottolineando l’impegno della presidenza italiana del G20 e la spinta degli Usa. Gli fa eco la segretaria al Tesoro Janet Yellen: “Il mondo è pronto a metter fine alla corsa al ribasso delle tasse sulle multinazionali. Sono ancora sette i Paesi dubbiosi, di cui tre europei, Irlanda, Ungheria ed Estonia. Ma sia Franco che Gentiloni sono fiduciosi che – con i negoziati che ripartono già all’Eurogruppo di lunedì prossimo – alla fine “saranno a bordo”, sottolinea il Commissario Ue. Il peso economico dei sottoscrittori è tale da mettere i tre “sotto pressione”, sintetizza Franco fiducioso. Mancano ancora diversi dettagli che complicano i negoziati: come l’aliquota minima, che la Francia e altri vorrebbero superiore al 15%, e la fissazione quota degli utili da redistribuire (fra il 20 e il 30%): l’Ocse limerà i dettagli e l’obiettivo è avere un via libera al G20 finanze di Washington, l’ok dei capi di Stato e Governo G20 a Roma il 30 e 31 ottobre e l’entrata in vigore nel 2023.
Oltre al fisco, nodo centrale del summit all’Arsenale è stato anche il cambiamento climatico. Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco sottolinea il ritorno della cooperazione globale per affrontare il cambiamento climatico e dichiara: “Servono azioni immediate e concrete”. E uno dei passaggi rilevanti del ‘communiqué’ del summit veneto è proprio l’accordo raggiunto per l’uso, se appropriato, di meccanismo di fissazione del prezzo delle emissioni di Co2 e incentivi”: da tempo il Fmi sottolinea che il Co2, per incentivare fonti alternative, dovrebbe costare 75 dollari a tonnellata contro i tre di oggi. Un punto a favore dell’Ue, che la prossima settimana tirerà dritto con il suo piano ‘Fit for 55’ che punta a più che dimezzare le emissioni al 2030 e solleva il nodo critico del ‘carbon border adjustment mechanism’, agendo sul prezzo del Co2 importato.
Il ministro dell’Economia, Daniele Franco: “Per raggiungere davvero l’obiettivo di emissioni nette zero servono azioni immediate e concrete. I problemi del cambiamento climatico, ha sottolineato, rappresentano una minaccia alle persone, al pianeta e alla prosperità. Bisogna agire ora, non si può più rinviare”.