In Italia crescono diseguaglianze sociali ed economiche. Crollano i salari: -6% nel 2022
Crescono le diseguaglianze nel nostro Paese, sia sociali che economiche: le famiglie che vivono in povertà assoluta tra il 2005 e il 2021 è più che raddoppiata. È quanto emerge dal rapporto Diseguitalia di Oxfam l’organizzazione non governativa che ha dedicato questa indagine sul nostro Paese in avvio del Forum di Davos. La povertà assoluta, stabile nel 2021 dopo un balzo significativo nel 2020, interessa il 7,5% delle famiglie: in 16 anni è dunque raddoppiata la quota di famiglie che non riescono a garantirsi uno standard di vita accettabile.
La causa sta nella pandemia prima e nell’inflazione adesso: “La pandemia prima e, ora, la crisi dell’energia, l’aumento dei prezzi – con un tasso dell’inflazione mai così alto da oltre 35 anni – e i nuovi venti recessivi rischiano di esacerbare ulteriormente i divari di lungo corso che caratterizzano il nostro Paese – spiega Oxfam aggiungendo – Con quasi due milioni di famiglie in povertà assoluta, in Italia la diseguaglianza dei redditi netti è cresciuta nel 2020 seppure attenuata fortemente dai trasferimenti pubblici emergenziali. Un dato per cui l’Italia si colloca tra gli ultimi paesi nell’Ue“.
Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia sottolinea: “L’aumento dell’incidenza della povertà è stato attenuato, nell’emergenza, dagli interventi pubblici di supporto alle famiglie, ma le prospettive di arretramento sono forti alla luce dei fattori correnti di rischio per l’economia italiana come gli impatti del conflitto russo-ucraino e la crescita dell’inflazione. Le misure di sostegno alle famiglie devono proseguire ed essere indirizzate meglio verso le famiglie in condizioni di maggior bisogno. È inoltre indispensabile abbandonare il regime transitorio del Reddito di cittadinanza per il 2023, riformando l’unica misura strutturale di contrasto alla povertà di cui disponiamo; come pure stimolare nuovi accordi tra le parti sociali volti a ridefinire celermente sistemi più efficaci di indicizzazione dei salari ai prezzi per fornire protezione adeguata ai gruppi sociali meno abbienti e alle forme di lavoro meno tutelate in settori a bassa retribuzione”.