Istat: nel triennio 2022-24 aumentano gli italiani emigrati all’estero

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Nel triennio 2022-2024 quasi mezzo milione di italiani sono emigrati. É la fotografia scattata dall’Istat che rileva una lenta erosione demografica nel nostro Paese, che ha subìto un’accelerazione dopo la pandemia e nel 2024 un calo delle nascite. Nel 2024 infatti i residenti che hanno “lasciato” l’anagrafe per andare oltre confine sono stati 191mila, in aumento del 20% sul 2023 quando gli emigrati all’estero erano stati 158mila, facendo così registrare il valore più elevato finora osservato negli anni Duemila.

L’Istat fa sapere che l’aumento è dovuto più che altro all’impennata di espatri di cittadini italiani (156mila, +36,5% rispetto al 2023) che si dirigono prevalentemente in Germania (12,8%), Spagna (12,1%) e Regno Unito (11,9%), mentre circa il 23% delle emigrazioni degli stranieri è riconducibile al rientro in patria dei cittadini romeni. Quelli rilevati dall’Istat, scrive il Sole 24 Ore, sono inoltre cittadini che hanno deciso di stabilirsi all’estero in maniera stabile.

Secondo quanto spiegato dal presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli, pochi giorni fa in audizione alla Camera: “Nel decennio 2013-2022 sono costantemente aumentati i giovani italiani che hanno trasferito all’estero la residenza; molto meno numerosi sono stati invece i rientri in patria. In tale periodo, di oltre un milione di cittadini espatriati, un terzo (352mila) aveva un’età compresa tra i 25 e i 34 anni e, tra questi, oltre 132mila (37,7%) erano in possesso della laurea al momento della partenza”.

Lo stesso ha aggiunto: “D’altro canto, i rimpatri di giovani della stessa fascia d’età sono stati circa 104mila, di cui oltre 45mila laureati: la differenza tra i rimpatri e gli espatri dei giovani laureati è costantemente negativa e restituisce una perdita complessiva per l’intero periodo di oltre 87mila giovani laureati. In particolare, nel solo 2022, il saldo è negativo nella misura di 12mila individui; nello stesso anno i giovani laureati emigrati si sono diretti prevalentemente in Germania (3 mila) e nel Regno Unito (2,6 mila)”.