L’Ue taglia le stime di crescita dell’Italia: nel 2022 Pil al 2,4%, inflazione al 5,9%
Da un lato le tensioni geopolitiche dovute alla guerra in Ucraina, dall’altro l’esaurirsi dell’effetto trainante della forte ripresa dopo la pandemia. Entrambi fattori che influiscono sulle prospettive di crescita economica dell’Italia e che portano la Commissione europea ad un taglio drastico delle stime. Nelle previsioni di primavera Bruxelles rivede infatti al ribasso i numeri diffusi a febbraio, con il Pil che dovrebbe scendere al 2,4% nel 2022 (rispetto al 4,1% stimato appena tre mesi fa) e all’1,9% nel 2023 rispetto al 2,3 % di febbraio. Schizza anche l’inflazione, nonostante rimanga due punti percentuali sotto la media europea, trainata dal rialzo dei prezzi dell’energia: nel 2022 si attesterà al 5,9%, contro il 3,5% previsto a febbraio.
Il conflitto in Ucraina, oltre a far innalzare i prezzi di energia e materie prime, ha anche causato un blocco nelle catene di approvvigionamento di alcuni prodotti, frenando le industrie europee ed italiane. “La maggior parte della crescita dell’Italia” per il 2022 – scrive Bruxelles – è “attribuibile a un effetto di trascinamento” legato alla “rapida ripresa” registrata nel 2021. A causa dell’attuale contesto geopolitico “le prospettive restano soggette a pronunciati rischi al ribasso“. Tutto dipenderà ovviamente dalla durata e dalle conseguenze della guerra che ha “esacerbato le strozzature nelle forniture alimentari e la pressione sui costi già esistenti”.
Un trend che l’Italia condivide con il resto dell’Europa, la cui crescita rallenterà al 2,7% nel 2022 e al 2,3% nel 2023, contro le previsioni di febbraio che la davano al 4% nel 2022 e al 2,7% nel 2023. Come per il nostro Paese, vola anche tra gli Stati europei l’inflazione: nel 2022 toccherà il 6,1% (contro il 3,5% previsto a febbraio), nel 2023 si prevede un’attenuazione al 2,7%.