Manovra, aumenta la pressione fiscale
L’Ufficio parlamentare di bilancio, parlando delle misure tributarie contenute nella Manovra ha riferito che la pressione fiscale salirà dello 0,8% in tre anni, passando dal 42% attuale al 42,8% nel 2020 e al 42,5% nel 2021.
Nell’arco di un triennio sfiorerà i 13 miliardi di euro l’ammontare dei proventi delle misure di carattere fiscale contenute nella legge di bilancio del governo M5s-Lega.
A stimarlo è l’ufficio studi del Consiglio nazionale dei commercialisti che calcola, dal punto di vista della pressione delle imposte, un saldo netto di 12,9 miliardi di maggiori entrate tributarie nel periodo 2019-2021. Importi sui quali, però, precisano i professionisti, pesa “l’incognita della tassazione locale”.
Le vere e proprie tasse aggiuntive permetteranno, si legge nell’analisi, di ricavare 12,4 miliardi, e saranno applicate su “banche e assicurazioni (5,6 miliardi), su imprese in generale (2,4 miliardi), nel settore del gioco d’azzardo (2,1 miliardi), sui grandi gruppi dell’economia digitale (1,3 miliardi), sui consumatori (0,6 miliardi) e sugli Enti del no-profit (0,4 miliardi)”.
E’ previsto poi che affluiscano nelle casse statali 7,3 miliardi di maggiori entrate, a seguito delle “sanatorie” concesse ai contribuenti “infedeli” che utilizzeranno una delle numerose forme di regolarizzazione agevolata contemplate nel Decreto fiscale e il provvedimento di cosiddetto “saldo e stralcio” inserito della Manovra, nonché da imprese e persone fisiche che sceglieranno (volontariamente) di avvalersi di regimi opzionali di rivalutazione, o estromissione fiscale dei beni.
6,8 miliardi di euro saranno le “note positive di riduzione del prelievo fiscale, concentrate essenzialmente sulle partite Iva individuali (-4,8 miliardi) e sul settore immobiliare, dell’edilizia e degli interventi sulla casa in generale (-1,8 miliardi), cui si aggiungono alcuni capitoli marginali (-0,2 miliardi)”.