Oggi il Def in Cdm, Tria esorta la maggioranza alla responsabilità
Nel giorno dell‘analisi del Def da parte del Cdm il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, esorta la maggioranza di governo a essere “responsabile e a pensare alla crescita”.
“In nessun altro Paese europeo c’è un governo che gode del sostegno dell’elettorato e del Parlamento solido come in Italia. La maggioranza ha un grande capitale politico, e quindi una grande responsabilità, che deve mettere al servizio della crescita”, dice il numero uno di Via XX Settembre , in un’intervista a Repubblica, dove però smentisce le tensioni quotidiane: “Partecipando all’attività di governo non si vive quello che si legge sui giornali. Nessuno mai, in Consiglio dei ministri, è venuto a dirmi le cose che leggo”.
Altro tema caldo è senza dubbio quello della flat tax. Una riforma da 12-15 miliardi di euro che impone un taglio “simmetrico” delle spese dello Stato. Tria sottolinea l’importanza di “controllare le spese”.”Gli obiettivi di finanza pubblica fissati dal Def – dice il ministro dell’economia – sono quelli entro cui bisognerà operare”.
Nonostante le recenti critiche e gli attacchi mossi nei suoi confronti, Tria conferma di non aver mai pensato alle dimissioni: “Mai pensate e mai minacciate, anche perché quando ci si dimette davvero lo si fa senza minacciarlo prima. L’unico motivo per cui potrei pensare alle dimissioni è per andare un po’ in vacanza. Ma, scherzi a parte, il mio posto, fino a quando sono utile, è al governo”.
Riguardo al Def, il ministro ha spiegato che “sarà essenzialmente a legislazione invariata, escluso l’impatto delle misure sulla crescita che stiamo varando. Si specificherà che si sta lavorando perché la legge di Bilancio accolga una continuazione della riforma fiscale nella direzione del programma di governo e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica. Evidentemente si tratta di una manovra complessa che dovrà toccare sia il lato delle entrate sia il lato delle spese”.
Infine sui motivi per cui l’Italia è in recessione, Tria osserva: “I Paesi più colpiti in Europa sono le due principali potenze manifatturiere, ossia Germania e Italia. La Germania parte da livelli di crescita del Pil più alti dei nostri e quindi anche il rallentamento non la porta a livelli di crescita vicini allo zero. E poi, qualunque cosa si possa pensare della legge di Bilancio, compreso il reddito di cittadinanza e Quota 100, questa non ha ovviamente ancora dato i suoi effetti. Bisognerà aspettare la seconda metà dell’anno per vederne qualcuno, così come per vedere gli effetti delle misure urgenti per la crescita che spero siano approvate questa settimana”.