Rimborsi Tari in standby, due nodi da sciogliere: il calcolo dei rimborsi e il loro finanziamento
Il circolo è più vizioso che mai. I rimborsi, sarebbero infatti da distribuire su tutte le utenze. Poiché il gettito della Tari finanzia il costo integrale del servizio, che non può essere coperto con fondi alternativi, se qualcuno ha pagato troppo negli ultimi anni, c’è qualcuno che ha pagato di meno. I rimborsi, stimati fino a 48 milioni di euro, dovrebbero essere quindi chiesti a tutti gli utenti, anche quelli da rimborsare.
L’ipotesi, dopo il “no” del governo a un aumento della tassa nei prossimi anni, sarebbe quella di togliere dai rimborsi i conguagli da presentare a tutti per pareggiare il conto. Resta però la questione indennizzo automatico, già annunciato da alcuni sindaci, ma tecnicamente impossibile da attuare: i Comuni infatti non hanno i dati necessari a collegare abitazioni e garage pertinenziali con classamento catastale autonomo.
A questo caos così ben congegnato si aggiunge anche un decreto del ministero dell’Ambiente che tarda ad arrivare e che finisce per incidere sul costo della Tari per tutti i contribuenti. Il dicastero, guidato da Gian Luca Galletti, starebbe lavorando ad una bozza “per trovare un difficile equilibrio per far quadrare i conti tra i due regimi”, ma al momento è in vigore un’errata applicazione sull’assimilazione tra rifiuti industriali e rifiuti urbani.
“Una vetreria e un appartamento con gli stessi metri quadri pagano la stessa tariffa dei rifiuti. Ma si può capire che la produzione e il relativo costo del servizio siano molto differenti – dice il deputato pentastellato Alberto Zolezzi, membro della Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti – Il governo dovrebbe varare un apposito decreto assimilazione: anche il Tar Lazio si è espresso in tal senso, ma sono trascorsi i 120 giorni del termine imposto. I contribuenti potrebbero risparmiare ben il 20% della tassa”.