Stop al Superbonus, l’Ance lancia l’allarme: “A rischio fallimento 25mila imprese”
Stop alla cessione del credito per il Superbonus. È la decisione presa dal Governo Meloni e che sta facendo discutere il mondo dell’edilizia. “Così si rischia una bomba sociale”, dicono. “Non ci rendiamo conto delle conseguenze devastanti sul piano economico di una decisione del genere” incalzano. Dal canto suo, l’Esecutivo replica: “Dobbiamo risolvere il nodo dei crediti” – arrivati a 110 miliardi – e “mettere in sicurezza i conti pubblici”.
Le reazioni. Che non sono positive, chiaro. “Noi chiediamo al governo di cambiare idea, altrimenti chiederemo ai nostri amici di Cisl e Uil di valutare lo sciopero generale degli edili italiani, a cinque anni di distanza dall’ultimo” ha fatto sapere il segretario generale della Fillea-Cgil, Alessandro Genovesi. “La mia Confederazione ha sempre rispettato l’operato delle istituzioni, mostrandosi attenta a salvaguardare un doveroso equilibrio tra le parti, ma noi rappresentiamo prima di tutto le imprese, quindi non possiamo tacere su una scelta così ingiusta, che decreta lo stop totale dello sconto in fattura e della cessione del credito, lasciando solo la strada della detrazione d’imposta” ha rimarcato Sergio Ventricelli, presidente di Confimi Edilizia. E queste sono solo alcune delle prese di posizione da parte degli addetti al settore. Tutti d’accordo sul fatto che il Governo abbia preso la decisione sbagliata.
I dati. Ma se la decisione dovesse essere confermata senza alcuna modifica, allora le conseguenza saranno gravi. Lo spiega l’Ance, secondo la quale restano incagliati un miliardo di crediti a causa del blocco di circa 6mila cantieri, tra unifamiliari e condomini, con il rischio di fallimento di almeno 1.700 ditte di costruzioni e la perdita di circa 9mila occupati. Non solo: ci sarebbero anche “25mila imprese a rischio fallimento, 130mila disoccupati in più nel settore delle costruzioni e problemi per circa 90mila cantieri”. Il “danno” non è ancora definitivamente compiuto. Ma una riflessione, a questo punto, si fa necessaria.