Studio della Cisl vicentina: tutti i lavoratori più poveri rispetto a dieci anni fa


Sempre più vicentini faticano ad arrivare a fine mese, e non è un luogo comune: a evidenziarlo è la nuova ricerca del Centro studi Cisl Vicenza, che ha analizzato l’andamento dell’indice dei prezzi e dei redditi nell’ultimo decennio. “C’è la percezione diffusa di un forte impoverimento generale dovuto all’incremento dei prezzi – spiega Raffaele Consiglio, Segretario Generale provincia di Cisl Vicenza – ma come sempre abbiamo voluto andare oltre i luoghi comuni, raccogliendo e analizzando i dati reali, e questi mostrano un quadro molto preoccupante, con una vera e propria impennata dei prezzi dopo la pandemia, prezzi che poi non sono più scesi, anzi hanno continuato a salire”.
L’aumento dei prezzi
Infatti i prezzi dal 2015 al 2020 sono stati stabili, con un indice generale fermo tra 100,4 nel 2016 e 102,2 a gennaio 2021, ma già un anno dopo indicatore schizzava a 107,6 per poi continuare a crescere: 119,2 a inizio 2023, 120,2 nel 2024 e infine 121,8 nel gennaio 2025.
Così, nel Vicentino in dieci anni i prezzi al consumo sono aumentati del +21,8%, con punte del +31% per i prodotti alimentari e addirittura +44,8% per gli affitti e le bollette di casa. E ancora, si registra una crescita del 29,6% per i trasporti, del 15% per i servizi sanitari e le spese per la salute in genere e un altro 15% in più per mobili e articoli per la casa (ulteriore tegola per quanti acquistano o prendono in affitto una casa). Anche il tempo libero per molti ha richiesto un drastico ridimensionamento: i servizi ricettivi e la ristorazione evidenziano infatti rincari del 19,6% e circa il 9% in più costano anche spettacoli, eventi culturali e attività ricreative in genere.
Di fronte a questi numeri, appare di poca consolazione il fatto che la provincia vicentina sia in linea con l’andamento regionale: in Veneto infatti nell’ultimo decennio i prezzi al consumo sono aumentati del +22,1%, con +31,4% per i prodotti alimentari e + 43,3% per le utenze di casa.
Redditi non adeguati
A fronte di questi aumenti dei prezzi, i redditi sono sì cresciuti, ma in modo nemmeno lontanamente paragonabile: in provincia di Vicenza dal 2015 al 2023 (ultimo dato disponibile) sono aumentati in media del 15,1% (considerando sia quelli da lavoro dipendente sia quelli dei lavoratori autonomi). Una media per altro sollevata dall’incremento dei redditi per gli addetti in alcuni settori che hanno avuto un particolare sviluppo negli ultimi anni: +11% per quanti lavorano nelle attività finanziarie e abitative e +10,4% per i redditi dei lavoratori nei servizi informazione e comunicazione.
Assai inferiore è stato invece l’aumento dei redditi per chi lavora nelle macro-categorie nelle quali si concentra la maggior parte dei lavoratori: +6,8% per i lavoratori delle attività manifatturiere, +5,8% per i lavoratori del commercio, +5,7% per i dipendenti pubblici in generale e + 4,6% per i lavoratori della sanità e dei servizi sociali del settore privato.
“Queste categorie di lavoratori hanno dunque visto i prezzi aumentare di tre-quattro volte rispetto all’aumento del loro reddito – sottolinea Raffaele Consiglio -. Questo significa innanzitutto che esiste una fascia sempre più ampia di popolazione che fatica ad arrivare a fine mese: è una cosiddetta nuova povertà, di chi pure ha un lavoro ed è perfettamente inserito nella società, ma questo oggi molto spesso non è più sufficiente. Lo abbiamo riscontrato anche in altre ricerche del Centro Studi Cisl Vicenza: già due anni fa avevamo condotto una ricerca nella quale oltre il 22% del campione dichiarava di dover rinunciare alle cure mediche per motivi economici. Come stanno affrontando il caro prezzi queste persone? Alcuni fanno scelte difficili, altri stanno vivendo utilizzando i risparmi messi da parte negli anni precedenti. E questo è un altro tema: il benessere diffuso nel nostro territorio è anche il frutto di una grande capacità di risparmio, che si trasmetteva di generazione in generazione, mentre oggi una fascia sempre più numerosa di lavoratori di fatto non ha più una capacità di risparmio, con conseguenze sociali molto gravi che saranno evidenti tra qualche anno, considerando che parallelamente il reddito garantito dalle pensioni future sarà inferiore rispetto al passato”.
Cosa fare?
“C’è innanzitutto una questione di mancato sviluppo: i salari non crescono perché nel nostro Paese si è fermata la crescita della produttività. Da tempo andiamo dicendo che occorre tornare a porre al centro dell’attenzione il tema dello sviluppo economico, perché il nostro sistema-Paese non è più competitivo e non è più in grado di attirare quegli investimenti che servono non solo a creare lavoro, ma a qualificare ulteriormente le nostre produzioni, creando così quel valore che può poi essere distribuito anche ai lavoratori. Così siamo condannati a restare inesorabilmente sempre più indietro”.
Accanto agli indirizzi della politica economica nazionale, però, alcuni interventi sono possibili anche a livello locale: “Penso a politiche abitative tese a rendere disponibili alloggi di qualità per un numero maggiore di famiglie a basso reddito – prosegue Consiglio -, piuttosto che ad un sistema di trasporto pubblico locale efficiente e a basso costo, o ancora far sì che i cittadini non debbano rivolgersi al privato per una visita o un esame medico. Se è vero che certi tempi sono per forza di cose di competenza nazionale ed europea, molto possono comunque fare anche le istituzioni locali per mitigare gli effetti della crisi in atto, perché questi numeri mostrano che di crisi si tratta. Una crisi che è destinata a peggiorare ulteriormente, questo va sottolineato, se le trattative commerciali con gli Stati Uniti non riusciranno a far rientrare definitivamente la minaccia dei dazi”.
Parallelamente, Cisl Vicenza rilancia il proprio appello per la partecipazione dei lavoratori alle scelte strategiche delle aziende e per una distribuzione più equa del valore prodotto: “Questo è possibile attraverso la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, un principio per il quale Cisl ha raccolto le firme necessarie per una proposta di legge popolare che nei prossimi mesi sarà finalizzata in un disegno di legge da sottoporre al Parlamento. Allo stesso tempo occorre valorizzare ulteriormente la contrattazione di II livello, perché se è vero, come viene sempre detto, che i lavoratori sono la risorsa più preziosa per le aziende, è importante che le imprese trovino soluzioni condivise per garantire ai lavoratori e alle loro famiglie una qualità di vita e una serenità di fondo senza le quali viene meno qualsiasi tipo di patto tra lavoro e capitale”.
L’Eco Vicentino è su Whatsapp e Telegram. Iscriviti ai nostri canali per rimanere aggiornato in tempo reale.
Per iscriverti al canale Whatsapp clicca qui.
Per iscriverti al canale Telegram clicca qui.