Frase “infelice” contro bimbo tifoso, Sara Pinna si scusa ma i problemi della trasmissione di Tva sono (anche) altri
“Verrete tutti qui a cercare lavoro qua”. Lei, Sara Pinna, produttore esecutivo e conduttrice (non giornalista) della trasmissione sportiva di Tva Vicenza “Diretta Biancorossa” l’ha definita una “frase infelice” e si è poi scusata. E dopo un giorno di polemiche finalmente anche l’emittente televisiva vicentina si è risvegliata dal letargo, pubblicando le scuse ma comunicando anche, dopo un confronto interno, di confermare la fiducia nella sua conduttrice che, va detto, di calcio se ne intende.
I fatti son noti e son saliti agli onori di tutte le testate nazionali. Subito dopo la partita che lo scorso 20 maggio ha decretato la retrocessione del Vicenza per mano del Cosenza, durante il collegamento dallo stadio Marulla del capoluogo calabrese all’inviato della tv locale berica Andrea Ceroni si è avvicinato un tifoso del Cosenza (la squadra dei “lupi”) con in braccio il figlio. I due esprimono subito la gioia per la vittoria (2-0) e il bambino, su suggerimento del papà, esclama: “Lupi si nasce”, riferendosi all’animale simbolo della squadra rossoblu. A quel punto dallo studio, Sara Pinna risponde: «E gatti (simbolo di Vicenza, n.d.r.) si diventa. Non ti preoccupare che venite anche voi in pianura a cercare qualche lavoro”. Un commento a cui Ceroni risponde con un “Non male Sara” (spiegando poi di non aver sentito la seconda parte del commento della conduttrice).
La frase antimeridionale non arriva in una settimana qualsiasi, ma in quella caratterizzata dal vergognoso (per tutti i vicentini) video di un giovane ultras biancorosso che ai calabresi urla offese di ogni tipo durante la gara di andata in terra veneta, pigliandosi per questo un Daspo di cinque anni.
La lettera del padre del bambino
Della “battuta infelice” di Sara Pinna all’inizio non si è accorto quasi nessuno. Fino a quando Michele Vetere, il papà del piccolo Domenico, ha scritto una lettera alla conduttrice di Tva, pubblicata una settimana dopo dal movimento meridionalista “24 agosto” del giornalista Pino Aprile. Un testo che è una lezione di stile e dignità, nella quale, fra le altre cose Vetere ricorda alla Pinna che con la sua risposta «Lei ha dimostrato di essere anzitutto poco sportiva oltre che ignorante e con non pochi pregiudizi. Prima di parlare è necessario pensare bene a cosa si dice perché lei non sa cara Sara Pinna, che Domenico è figlio di due imprenditori calabresi che amano la propria terra e che certamente con non poca fatica dimostrano quotidianamente di voler contribuire per migliorarla e supportarla nel pieno delle proprie possibilità». E che«qualora nella propria terra mancasse lavoro non ci sarebbe comunque da vergognarsi a cercarlo altrove». La lettera si conclude con un invito a visitare la Calabria «così che possa anche lei capire che terra meravigliosa è e quanta bella gente la abita, noi a differenza Sua, detestiamo i pregiudizi e il razzismo proprio non ci appartiene. Nascere lupi vuol dire amare i colori della propria squadra e supportarla in tutto e per tutto. Nessuno invece nasce ignorante, alcuni ahimè decidono di diventarlo. Vorrei ricredermi e sperare che non sia il suo caso. Il papà di Domenico».
“Ribadisco le mie scuse al bambino, alla sua famiglia, ai tifosi del Cosenza e a tutti coloro che si sono sentiti offesi per una frase sbagliata che non rispecchia in alcun modo il mio pensiero e la mia sensibilità – ha dichiarato Sara Pinna – io stessa sono di origini sarde, in Veneto per lavoro dei miei genitori, quindi non vi erano in me le intenzioni maligne che mi vengono attribuite dai numerosi commenti sui canali social, molti dei quali hanno oltrepassato ogni limite di decenza e di legge, ma di questo si occuperà nelle sedi opportune la magistratura”. Difficile però, non pensare che certe frasi non escono dalla bocca se non c’è un retro pensiero che le alimenta.
Il corto circuito dell’Ordine dei Giornalisti
Ora sulla vicenda è intervenuto anche l’ordine dei giornalisti del Veneto, dopo diverse segnalazioni. L’Ordine ha acquisito il video della trasmissione e verrà trasmesso ai Consigli di Disciplina Territoriali, che istruiranno le pratiche. “L’Ordine dei Giornalisti del Veneto richiama al rispetto della carta deontologica, in particolare alla tutela della dignità delle persone, alla tutela del diritto alla non discriminazione e ai doveri in tema di informazione sportiva, che condannano gli atteggiamenti minacciosi, scorretti, razzistici” afferma una nota. Peccato che appunto Sara Pinna non risulti però iscritta all’Ordine e non si quindi una giornalista.
Anche il LR Vicenza prende le distanze
Dopo l’ondata mediatica (la notizia è stata ripresa da tutte le testate e gli opinion leader nazionali, contribuendo a scatenare la solita orda di hate speach)anche la società del Vicenza Calcio ha preso posizione, dissociandosi “con forza” dalle frasi rivolte al piccolo tifoso cosentino: “I valori dello sport e lo spirito di appartenenza – dice la nota – non possono mai diventare fonte di discriminazione territoriale, politica e di genere. Anzi, come società appartenente al Gruppo OTB, siamo in possesso di policy molto attente a queste tematiche che perseguiamo e cerchiamo di infondere a tutti i nostri collaboratori. La società si augura che episodi simili non accadano più in futuro, né sugli spalti, né sui mezzi di informazione e spera di poter ospitare in futuro, allo stadio Romeo Menti, qualora vi dovessero essere nuove sfide tra LR Vicenza e Cosenza, il piccolo tifoso e la sua famiglia, per dimostrare che alcuni episodi spiacevoli non possono minare la reputazione e l’ospitalità della terra vicentina”.
Il sessismo della trasmissione
L’episodio che ha coinvolto Sara Pinna non è però a ben guardare l’unico problema che ha il programma di Tva Vicenza. A chi si è trovato a seguire le ultime partite del Vicenza sulla tv locale, e che normalmente non lo fa, balza subito all’occhio quello che evidentemente chi è in studio (o che decide la trasmissione) neanche coglie, oppure ne fa consapevolmente un tratto caratteristico del programma: “Diretta Biancorossa” è connotata da una dose di sessismo inadeguata ai tempi che stiamo vivendo, fra scollature vertiginose, abiti ascellari delle donne in studio e riprese che indugiano spesso su stacchi di coscia, dando l’impressione di pensare che dall’altra parte ci sia un pubblico di guardoni anni ’90. Perché mortificare così i talenti femminili? Un peccato davvero anche per la professionalità di chi alla trasmissione partecipa e dedica le sue competenze.
Nell’anno in cui il calcio femminile diventa professionistico e non mancano anche nel Vicenza le tifose donne, non sarebbe il caso di stare un po’ più al passo coi tempi ed essere più rispettosi della femminilità?