Ottant’anni fa diventammo donne e uomini liberi: non dimetichiamo la sofferenza di allora

Sandro Pertini, partigiano. Nato a Stella (Savona) il 25/09/1896, deceduto il 24/02/1990, Presidente della Repubblica dal 9 luglio 1978 al 23 giugno 1985, Medaglia d'Oro al Valor Militare.
80 anni fa nei nostri paesi la gente festeggiava la fine di vent’anni di terrore e dittatura fascista, compresi cinque anni di una guerra tragica che ha mietuto moltissime vittime e due di occupazione tedesca.
Sono i racconti dei nostri nonni e delle nostre nonne o, per i più “adulti”, dei nostri padri e delle nostre madri.
Le mie nonne Caterina e Lucia, e i miei genitori, Giovanni e Irose, ad esempio, mi hanno raccontato sempre con dolore tanti episodi. Caterina dovette rinunciare alla sua fede d’oro per donarla alla Patria. Lucia ebbe un figlio che fu deportato e tornò in treno e a piedi dopo settimane dalla fine della guerra. Il tetto della misera casa della famiglia di mio padre Giovanni fu sventrato da una bomba che cadde sull’Astico. Mia mamma Irose rimase ostaggio per ore dei tedeschi, il 27 aprile 1945 (a soli 13 anni), con altre donne, bambini e bambine, in chiesa a Sarcedo: non riuscì più a guardare, neanche da vecchia, un film sulla seconda guerra mondiale.
Questo dobbiamo ricordare, che in questi giorni anche nel vicentino si chiudeva un’epoca maledetta, grazie alle forze alleate e ad atti di coraggio di giovanissimi partigiani che misero in gioco la loro stessa vita.
E’ vero, ci furono anche episodi violenti, da entrambe le parti: non solo da parte di fascisti e tedeschi, ma anche dei partigiani. Ma quello che è certo è che anche grazie alla Resistenza finiva la pagina più buia della vita di tante persone.

Se non si tiene presente questo quadro d’insieme e queste cause (un ventennio di dittatura), non si capiscono nemmeno i fatti più discussi che oggi troppo spesso si tende raccontare isolandoli dal contesto. Detta terra terra, in un’epoca che fu molto violenta in generale, si pretende che i partigiani fossero immacolati tralasciando le brutalità e il terrore imposto da chi vessò e terrorizzò la popolazione per vent’anni con la dittatura di Mussolini.

Usiamo allora questa giornata per studiare la storia locale, e facciamo un punto e a capo: la libertà di oggi è frutto del coraggio di tanti giovani, uomini e donne di allora, ma anche di tutte – davvero tutte, nessuna esclusa – le sofferenze di quegli anni.

Buon 25 aprile, quindi. Viva la libertà, viva la democrazia: oggi sono affidate alla nostra cura.

..L’Eco Vicentino è su Whatsapp e Telegram. Iscriviti ai nostri canali per rimanere aggiornato in tempo reale.
Per iscriverti al canale Whatsapp clicca qui.
Per iscriverti al canale Telegram clicca qui.