Il Vajo Nascosto sul Monte Carega
Il Vajo Nascosto è senza dubbio uno degli itinerari d’alpinismo invernale tra i più belli e con relativamente basse difficoltà che si possono compiere nel massiccio del Carega. Il toponimo stesso indica un percorso che per diversi anni è rimasto sconosciuto agli alpinisti, sviluppandosi entro strette pareti e guglie rocciose.
Il punto di partenza ideale è dal Passo di Campogrosso, che negli ultimi inverni è stato quasi sempre raggiungibile in auto data la scarsità di neve a quote basse. Da qui si prende il sentiero 157 che in breve supera il Passo delle Buse Scure e giunge ai piedi del frastagliato gruppo del Fumante. Continuando a seguire il medesimo sentiero si traversano in quota i ghiaioni del Giaron della Scala e del Prà dei Angeli per raggiungere quello del Boale dei Fondi. Una volta giunti qui, si traversa ancora restando in quota fino alla Sella dei Cotorni e da essa si cala nell’impluvio del noto Vajo dei Colori.
Per giungere fino a qui ci si impiega da 1 a 2 ore a seconda del passo e delle condizioni della neve.
Si inizia quindi a risalire il largo canale del Vajo dei Colori, all’interno di un severo ambiente roccioso dominato dalle pareti rocciose di Cima Mosca e da diverse guglie slanciate, come la Guglia Valdagno. Lungo il primo tratto si possono facilmente trovare accumuli di slavine che si depositano qui per la diminuzione di pendenza.
Giunti al primo evidente bivio si tiene la sinistra, mentre a destra sale il Vajo dei Camosci. Poco oltre si supera lo sbocco del Vajo Valdagno e ancor più sopra, dopo un grande masso, si perviene al restringimento del Vajo dei Colori che prosegue diritto verso Bocchetta Mosca. Da questo punto si devia quindi a destra lungo un pendio che necessita di neve ben consolidata.
Successivamente il vajo inizia ad impennarsi, restando però ancora piuttosto largo e panoramico con splendide viste sulla Torre Orsini e la Punta di Mezzodì, familiarmente chiamata la Bottiglia. Più lontano, all’orizzonte, si staglia il massiccio del Monte Pasubio.
Giunti ad una caratteristica forcelletta che si collega al vicino Vajo Bianco si individua poco più in alto il proseguimento del Vajo Nascosto, con il suo stretto percorso tra due contrafforti rocciosi. Durante qualche annata, su uno spalto roccioso a destra del vajo, si forma la bella colata ghiacciata della Cascata Stalactika, anch’essa scalabile ma con difficoltà maggiori.
Il Vajo Nascosto si addentra invece in uno stretto canalino dalle pendenze sostenute; vi si trovano tre brevi risalti che molto spesso vengono ricoperti dagli accumuli nevosi oppure anche da colate di ghiaccio. Man mano che si sale si stagliano alle spalle di chi sale le Punte dei Camosci, le cui gialle pareti di roccia si colorano di tonalità arancio-rosse con la luce dell’alba.
Dopo un breve cambio di direzione si passa sotto alla parete spiovente di un macigno per giungere alla base del ripido pendio finale che conduce all’uscita del vajo: alle proprie spalle vi è la superba parete nord di Cima Mosca, con l’inconfondibile rigola del Vajo Supermosca che la taglia a metà. L’uscita avviene su una corta cresta dal quale si domina il Vallone di Campobrun. Conviene effettuare la salita con presenza di neve anche all’uscita, perché in assenza di neve la roccia friabile sottostante ne aumenta le difficoltà.
Una volta percorso il vajo si può in breve salire a Cima Carega, completando così un itinerario alpinistico che dà soddisfazione. L’attrezzatura necessaria si compone almeno di ramponi, casco e piccozze, a volte può essere utile una corda. Ovviamente la salita va fatta sempre con condizioni idonee del manto nevoso, conoscendo bene l’ambiente e consultando il bollettino valanghe e/o gli esperti.