La Pissaora della Val Garzaro a Valdagno
La Val Garzaro è uno dei principali impluvi delle colline valdagnesi, situata tra le frazioni di Cerealto e Castelvecchio. Nota fra gli speleologi per la presenza di numerose grotte, alcune delle quali di considerevole sviluppo, rimane un luogo piuttosto tranquillo di stampo rurale. Si trovano alcune contrade satelliti che si spingono fino a dove le pendenze dei versanti lo permettono, prima che questi ultimi calino repentinamente verso l’umido fondo della valle.
Nei secoli passati, quando la fame era grande e ogni metro quadrato di terra era prezioso per il sostentamento degli abitanti delle contrade, fu costruito un enorme muro a secco che impedisse alla terra di essere erosa e trascinata a valle attraverso una profonda fessura nella roccia, chiamata comunemente Pissaora. Questo muro a secco è resistito fino ai nostri giorni e si può ancora ammirare risalendo il grande intaglio situato in una parete di roccia all’interno della Val Garzaro.
Dal centro di Valdagno si segue la strada che sale a Castelvecchio; dopo aver superato Contrada Figigola si devia sulla strada secondaria che conduce alle contrade Crosara e Gaiarsa. Da qui occorre proseguire a piedi lungo la strada sterrata che termina all’isolata Contrada Urbani di Sotto.
Si supera la contrada dove si trovano dei bovini al pascolo, per scendere attraverso una mulattiera al fondo della Val Garzaro, attraversando il ponte sul torrente.
Da qui si costeggia per qualche minuto il corso del Torrente Garzaro, risalendo verso monte fino ad un caratteristico grande masso. Poco lontano si aprono gli ingressi di due importanti cavità: la Grotta delle Anguane e la Grotta dei Partigiani, il cui sviluppo sfiora il mezzo chilometro.
Dal masso si devia a sinistra seguendo una flebile traccia, tra grossi macigni risalenti ad un’antica frana. Dopo non molto si giunge ai piedi di un’ampia parete rocciosa, adibita all’arrampicata sportiva.
La grande fessura della Pissaora si apre proprio qui, simile ai vaji che si ritrovano sul versante sud del Pasubio. La roccia delle pareti è solida, mentre il fondo dell’intaglio è terroso e sdrucciolevole, oltre che piuttosto ripido. Si risale faticosamente, ma il luogo suggestivo ripaga dello sforzo fatto: a circa metà salita vi è un grande masso incastrato fra le pareti che forma un ponte naturale alto parecchi metri.
Al termine della salita si giunge all’imponente muro a secco, formato da grossi blocchi squadrati di roccia magmatica, che formano alti gradoni. Sopra vi è un lenzuolo di terra ancor oggi coltivato, a non molta distanza da Contrada Cengio, che si raggiunge tramite un bel sentiero.
Dalla contrada si scende attraverso una strada sterrata nel bosco a Contrada Tovo, quindi tenendo la sinistra si percorre un’altra strada bianca che attraversa nuovamente la valle e riporta a Contrada Gaiarsa.