Le Rotte del Guà nella valle dell’Agno
Agli albori del secolo scorso il torrente Agno era soggetto a periodiche esondazioni a sud di Trissino, nella bassa Valle dell’Agno. Nella campagna limitrofa si formò quindi una cosiddetta cassa di espansione fluviale, ovvero l’Agno si riprese i territori che gli erano stati tolti quando l’uomo decise di costringerlo entro gli argini.
Proprio in questo punto l’Agno muta il nome in Guà, il quale prosegue il suo corso a sud verso Montebello, Lonigo, Montagnana e le stesse acque lambiscono Este per poi gettarsi nel Brenta.
La zona dove l’Agno non è più incanalato prende il nome di Rotte del Guà e tempo fa era un notevole punto di interesse per la ricchezza della fauna e della flora, nonché nel complesso come zona umida. L’uso del passato non è, ahimè, casuale: infatti negli ultimi anni sono iniziati i lavori di sbancamento per la realizzazione di un bacino di laminazione, i quali hanno portato alla distruzione pressoché totale dell’area delle Rotte del Guà; nei luoghi dove un tempo si trovavano gli habitat del prato arido o del bosco planiziale ora non restano che grandi scavi e cumuli di terra colonizzati da vegetazione pioniera, mentre il tempo è scandito dai rumori degli escavatori e dei camion. Il bacino avrà la funzione di proteggere gli abitati a valle delle Rotte del Guà da eventuali piene, allo stesso modo del vicino bacino di Montebello.
Nonostante ciò lungo il corso del fiume si può ancora osservare un discreto numero di specie di uccelli e di anfibi, oltre a piacevoli scorci sulla Valle dell’Agno e Trissino.
Lasciando il centro abitato per dirigersi verso sud si riesce a seguire l’argine alla destra orografica per inoltrarsi nell’area delle Rotte. Il corso d’acqua si fa più sinuoso, da una parte si trova una serie di briglie mentre dall’altra si trova la vecchia zona umida dove un tempo probabilmente era presente uno specchio d’acqua.
Per chi vuole passeggiare un po’ è possibile inoltrarsi lungo una delle capezzagne che solcano la campagna coltivata: tra coltivi e filari si vedono i colli che salgono alle frazioni di Lovara, San Benedetto e Selva di Trissino. Più lontane compaiono le Piccole Dolomiti, mentre la vista più caratteristica del luogo si ha sul campanile e la chiesa di S. Andrea, nei pressi della bella Villa Trissino Marzotto.
Scendendo ancora a fianco del torrente che ora è diventato Guà si incontra una briglia, la quale segna il confine tra i comuni di Trissino e Arzignano. Qui vicino, nella frazione di Tezze, vennero ritrovati dei reperti archeologici; dopo alcune indagini si venne a conoscenza che questi risalivano all’epoca romana. Un primo sito svelò la presenza di diverse vasche disposte regolarmente, poste proprio nel letto originario del fiume e che furono sommerse per secoli probabilmente.
Purtroppo questa scoperta non fu a quanto pare tenuta in gran considerazione dai promotori del bacino e il cantiere, se non lo ha già fatto, andrà a cancellarle definitivamente.
Un secondo sito, posto più a sud e fuori dall’area del bacino, presenta i resti di un ponte romano nella campagna di Tezze. A causa del cantiere non è possibile proseguire lungo l’argine del Guà, per cui conviene deviare per la frazione di Restena lungo il corso del torrente Arpega e proseguire per la campagna ritornando a Trissino. Quella del bacino e delle Rotte del Guà è una storia delicata che ha avuto e avrà numerosi contrasti, tra gli interessi economici, di sicurezza e di tutela del patrimonio storico e naturale.