L’Omo dela rocia sull’altopiano di Faedo
Tra le pendici dell’altopiano di Faedo si staglia un monolite calcareo, tozzo e imponente, la cui vista da alcune angolazioni ricorda il profilo di un uomo, da cui il toponimo Omo dela rocia.
Questa singolare struttura rocciosa si trova nei pressi della Contrada Crestani, lungo la strada che da Muzzolon di Cornedo Vicentino sale a Faedo; la zona su cui insiste l’Omo dela rocia è noto per due motivi principali: nel primo caso per i reperti rinvenuti a seguito di alcune ricerche archeologiche, mentre in secondo luogo per la pista da motocross che si trovava ai piedi dell’Omo.
Per ammirare la curiosa guglia occorre elevarsi sopra il paese di Cornedo Vicentino seguendo la strada che conduce alla frazione di Muzzolon; tra le contrade sparse tra i colli spiccano mirabili scorci sulla Valle dell’Agno e sulle Piccole Dolomiti che si stagliano all’orizzonte. Superata la chiesa di Muzzolon si sale ancora, ed ecco comparire la Stommita, tozzo monte sulla cui cima sorge una croce con vista panoramica sulla conca sottostante; insieme alle boscose pendici di Faedo questa crea un ampio anfiteatro naturale che costituisce il quadro in cui è inserito l’Omo della rocia.
Il monolite appare nella sua interezza dalle vicine contrade Crestani e Baisocchi, i suoi fianchi precipitano con pareti verticali ma da un lato il corpo è più ingobbito e la vegetazione cresce come folta peluria. La parte sommitale è fatta di roccia nuda da cui protrude la testa che quasi sfida la forza di gravità con i suoi strapiombi.
L’Omo si trova a poca distanza dalla strada e delle tracce di sentiero consentono di arrivare alla sua base. Con una breve ascesa e facili passaggi di arrampicata si può conquistare la sommità del monolite: si sale un pendio tra gli alberi, poi si attaccano alcune roccette con vista sullo strapiombo e infine si giunge sulla testa aggirando la gobba.
Il panorama che si apprezza da qui spazia dalla Cima Marana a nord fino ai Colli Berici a sud, ma la protagonista è sicuramente la verde vallata del torrente Rupiaro che scende verso Cornedo.
Se si aggira alla base questo gigante, si scopre che nel punto dove le pareti sono più alte si apre un profondo squarcio nella roccia che è denominato Fessura dell’Omo de roccia: una stretta cavità alta decine di metri dove si riesce ad intrufolarsi ed entrare per una quindicina di metri nelle viscere dell’Omo. Qui è facile notare la frequentazione da parte della volpe e del tasso.
Nei dintorni del luogo la frequentazione da parte dell’uomo risale a millenni fa: in seguito ad alcune campagne di scavi archeologici sono stati rinvenuti diversi manufatti come frammenti di ceramica e un’ascia in pietra levigata, oltre che a ricoveri di epoca neolitica. Complessivamente l’arco temporale interessato conta reperti appartenenti dalla preistoria all’Alto Medioevo.
Alla base della Stommita si notano diversi massi che sembra possano testimoniare l’esistenza di una paleofrana, dalla quale potrebbe essersi originato l’Omo dela rocia.*
Il luogo ora è prevalentemente boscato e le piante coprono anche le zone terrazzate sfruttate un tempo per il pascolo e l’agricoltura.
A modellare il terreno influisce inoltre il carsismo che ha dato luogo alla formazione di diversi pozzi e voragini specialmente a monte della Contrada Crestani.
L’Omo dela rocia ha visto succedersi generazioni e generazioni e ancora per molto tempo ne vedrà, quando i lettori di queste parole saranno solo un lontano soffio di vita; e chissà se ai suoi piedi riserva ancora qualche reperto di un tempo passato.
*da Migliavacca, Mara. (2015). Il sito di Uomo della Roccia (Muzzolon di Cornedo, Vicenza). Campagne 2015-2018.