Bpvi, l’Europa sentenzia il fallimento. Al via il salvataggio con la cessione a Banca Intesa
La Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono in “fallimento o probabile fallimento”. A dichiararlo è la Banca Centrale Europea, che ha informato il Single Resolution Board, (Srb) il quale ha deciso di non applicare la procedura di risoluzione. Le due banche quindi saranno liquidate secondo quanto prevede la normativa italiana.
La Commissione Europea, quindi, ieri non ha ammesso i due istituti bancari alla ricapitalizzazione precauzione richiesta dal Ministero dell’Economia: impossibile trovare investitori privati disposti a mettere il miliardo chiesto dalle istituzioni comunitarie.
In una nota delle ore 23 di ieri, la banca annuncia di aver “preso atto della decisione della Commissione Europea di non ammetterla alla ‘Ricapitalizzazione Precauzionale’, richiesta al Mef il 17 marzo scorso. Venuta a mancare tale prospettiva, il Single Resolution Board della Banca Centrale Europea, con cui in questo periodo sono continuate le interlocuzioni, ha deciso che la Banca è a rischio di dissesto, attivando il processo previsto dall’art. 19 del Decreto 180/2015”.
Il Consiglio di amministrazione della Popolare di Vicenza si è quindi riunito d’urgenza e ha ripercorso l’attività svolta a partire dall’insediamento, il 13 luglio dell’anno scorso, per far fronte alla gravissima perdita di reputazione subìta dal gruppo a causa dei ben noti eventi, e al conseguente calo della sua operatività, adoperandosi anche per ridurre i connessi rischi legali. Per questo, afferma il CdA nella nota di ieri sera, la richiesta al Ministero dell’Economia “poggiava su un realistico progetto di ristrutturazione e di rilancio, denominato Tiepolo 2.0”. Come si sa, il progetto prevedeva la fusione fra BPVi e Veneto Banca e il disegno di una nuova Banca per il Nord Est (la banca lo renderà pubblico sul sito popolarevicenza.it entro lunedì 26 giugno.
Il CdA ha confermato anche ieri sera la validità di quel progetto progetto, messo a punto dal management, si è rammaricato che “il tempo trascorso dalla sua messa a punto, e la deteriorata situazione della banca, abbiano reso impossibile reperire i fondi privati che, a giudizio della Commissione Europea, erano necessari a coprire le perdite subìte o probabili, impedendone così l’attuazione”; “Tiepolo 2.0, infatti – scrivono ancora i vertici della banca – avrebbe almeno in parte alleviato i danni subiti dalla BPVi e dai territori in cui essa opera. Il CdA ha quindi espresso grato apprezzamento e convinto sostegno al gruppo dirigente, che ha guidato la Banca Popolare di Vicenza in questo difficile frangente”.
Il CdA ha anche preso atto della proposta, presentata al Ministero da Intesa Sanpaolo, “per rilevare alcune attività e passività della banca e permettere l’ordinata prosecuzione dell’operatività del gruppo; fiducioso nell’opera del Governo per risolvere la crisi bancaria tutelando depositanti e obbligazionisti senior, il CdA augura ogni successo all’impegnativo lavoro che nei prossimi giorni prenderà avvio”.
Si chiude quindi l’era Mion-Viola. Quello che succederà ora a clienti e obbligazionisti, lo spiega bene il Sole 24 Ore in questo articolo. Oggi è previsto un cosiglio dei ministri che darà il via al salvataggio: acquisizione con una serie di garanzie e con un presso simbolico da parte di Intesa e creazione di una “bad bank” dove finiranno tutti i crediti deteriorati. Il buco veneto, di dieci miliardi, se lo accolleranno tutti gli italiani. Il modello di riferimento dovrebbe essere quello usato per il salvataggio del Monte Paschi di Siena.