Davide Peron fa ancora centro con “Mi rifugio in tour” e valorizza la forza delle donne
Si è conclusa anche l’edizione 2019 di “Mi rifugio in tour“, i concerti nei rifugi delle prealpi vicentine di Davide Peron, un appuntamento che ormai è diventato una tradizione consolidata. L’ultima tappa, otto giorni fa a Rifugio Campogrosso. Il cartellone quest’anno prevedeva quattro concerti, a partire da fine giugno, ciascuno con un ospite (altra tradizione di Mi rifugio in tour: una iniziativa germogliata nel 2008 per unire musica e montagna, cultura e natura. Oggi gli spettacoli “open air” sono frequenti (si pensi anche, per restate nel vicentino, a “Suoni fra le malghe”), ma undici anni fa oltre ai classici “Suoni delle Dolomiti” non c’era nient’altro del genere in giro.
Il cantautore vicentino Davide Peron (di Santorso, educatore in una cooperativa sociale ma con una consolidata carriera musicale) è profondamente legato alle Piccole Dolomiti, convinto com’è che le radici siano fondamento di ogni persona e che la montagna e i rifugi che la adornano siano luoghi di ispirazione e ricerca anche per la sua musica. «Quest’anno il centro focale del tour è stato lo spettacolo “Fòla de raisa – racconto di radice”: favole e racconti dei nostri luoghi tramandati di padre in figlio nei secoli» racconta. A narrarli, l’attrice Eleonora Fontana (compagna d’arte e di vita) come nei filò di una volta, in dialogo con le musiche di Davide, alcune originali del cantautore vicentino, altre invece appartenenti alla cultura locale e riarrangiate per lo spettacolo. Tutte le storie sono state scelte da Raffaella Calgaro (storica e scrittrice) che da sempre si occupa di indagare le storie dei nostri luoghi portando alla luce e dando un volto a quei racconti sconosciuti che meritano di avere voce.
Davide, tanti ospiti diversi anche per questa undicesima edizione del tour.
«Vero. Abbiamo iniziato con due ospiti al femminile, due cantautrici venete, Alessandra Fontana e Giorgia Pietribiasi al Rifugio Papa. La seconda data all’agriturismo Maggiociondolo abbiamo avuto l’onore di avere Umberto Folena, editorialista di Avvenire, che ha presentato il suo libro “Anche Gesù aveva i nonni”. La terza data si è svolta in un luogo davvero speciale: Malga II Lotto nella piana di Marcesina, circondati dagli alberi caduti, una data è stata voluta e inserita anche nel cartellone “Estate in. Marcesina e dintorni” dalla Coldiretti di Vicenza per ravvivare i luoghi colpiti dal disastro lo scorso ottobre. Lì ho ospitato il fotografo professionista GianPaolo Sperotto, che ha esposto le sue opere. L’ultima tappa al Rifugio Campogrosso abbiamo avuto con noi Raffaella Calgaro. storica e scrittrice, che ha presentato il suo libro “Una maestra ribelle”».
E’ stata una rassegna contrassegnata da una forte presenza femminile.
«Per me è stato importante iniziare con due cantautrici perché mi sembra che il momento storico stia portando alla luce la forza che le donne sanno imprimere alla storia di tutti. Così come per la data di chiusura la presenza di Raffaella è stata una luce in grado di dare un volto alle storie sconosciute, quelle che si nascondono sotto il tappeto come la polvere ma che in realtà devono essere raccontate per essere patrimonio di tutti».
Quale è stato il significato delle diverse presenze nelle varie tappe?
«Credo ciascuna possa essere definita una “perla rara”. Umberto, editorialista di Avvenire, ha portato un tema tanto umano quanto decisamente controcorrente oggi, l’umanità di Gesù: pensate, anche lui aveva i nonni! Forse anche questo messaggio dovrebbe farci riflettere, non ci servono affatto simboli vuoti, ma vite vere, dirompenti. A Marcesina aver suonato con tutto attorno gli alberi caduti quasi a volerci proteggere, a volerci fare il coro, a dirci che non si è umani senza natura, è stato davvero emozionante, valorizzato dalle foto stupende di Gianpaolo Sperotto. Ogni domenica il pubblico è stato numeroso, anche nelle tappe in cui c’era l’allerta meteo e alla fine siamo riusciti a farle tutte. Aver al mio fianco dei partner e dei collaboratori eccezionali, grazie ai quali il tour ha potuto realizzarsi, mi fa credere ancora che in fondo il Veneto è diverso da ciò che ci raccontano i media, è una regione fatta di persone che, forti delle loro radici, credono nella cultura e nel futuro».
Quest’anno il tour è stato più breve rispetto alle scorse edizioni.
«Vero: io ed Eleonora siamo in attesa del nostro secondo figlio, Luigi, che nascerà dopo la metà di agosto. Essere stato sempre in scena con lei e con la nostra primogenita Anita tra il pubblico ad ascoltarci mi ha regalato tanta serenità».
Progetti futuri?
«Riprenderemo ad ottobre con lo spettacolo teatrale-musicale con cui abbiamo debuttato a marzo sul pensiero di Padre David Maria Turoldo e in autunno uscirà un nuovo singolo. Eleonora già da ottobre riprenderà anche con la nuova stagione dello spettacolo “Madri”, prodotto da Radicate Modernità, la mia associazione culturale».