Domenica è ripartito il calcio in Veneto, ma si fermano tutti club vicentini “nazionali” per Covid
Torna in campo il calcio dilettantistico veneto, anche se per un un minicampionato di Eccellenza con ai blocchi di partenza solo 9 squadre sulle 36 aventi diritto, mentre si ferma quello interregionale (per la coppia di club berici) e nazionale cadetto. Il paradosso in tempi di calcio e Covid si cristallizza nel Vicentino con il “non si gioca” per le portacolori della nostra provincia in serie D, vale a dire Cartigliano e Arzignano Valchiampo, entrambe dopo il riscontro di casi positivi ai tamponi nel gruppo squadra.
A queste squadre, infine, si aggiunge il Vicenza di Di Carlo – già martoriato dal coronavirus qualche mese fa – dove addirittura è stata disposta la sospensione del campionato di serie B fino a maggio. Un “fermi tutti” temporaneo che costringerà la Lega a correre per lo sprint finale di stagione, incrociando le dita che non si alimentino altri focolai tra le società professionistiche che saranno impegnati tra playoff e playout.
Eppur si gioca, in Eccellenza. Anche se ad aderire sono state solo un quarto delle iscritte alla stagione 2020/2021, quindi solo il 25%, il Comitato Regionale Veneto della Figc ha seguito le direttive del Consiglio Federale Nazionale, dopo la tribolatissima – e non esiste un superlativo per definirla più che contestatissima – ascensione a rilevanza nazionale dei campionati a tutti gli effetti regionali e dilettantistici. Un escamotage però del tutto legittimo in ultima analisi, avvallato a ogni livello sia sportivo che politico-istituzionale, a cui hanno attinto svariate discipline sportive (perfino in ambito amatoriale), di fatto vanificando gli intenti iniziali del Ministero dello Sport (poi “soppresso” con il cambio di compagine di Governo) e aggirando lo spirito iniziale con il “bollo” concesso dallo stesso legislatore, previ i “giri di tamponi” pre-partita. Una garanzia in più, certo, lo schermo dei tamponi, ma non un certificato di immunità, come ben dimostrano i focolai plurimi di Covid tra i big di serie A nonostante controlli pressochè quotidiani. Tornando al pallone nostrano, va specificato che la stessa forma procedurale ha concesso la ripartenza in tutta Italia, validata per il calcio maschile in Eccellenza, idem per il calcio femminile, mettendo dentro al pacchetto dei “resuscitati” dall’oblio anche il calcio a 5. Per il Veneto la serie C1, che è stata aggregata alle reduci dell’Emilia Romagna con le 4 (su 10 aventi diritto) a dire sì, più altre quattro dalla regione vicina, al femminile invece nemmeno l’allargamento dei confini ha consentito di raggiungere un numero dignitoso di squadre al restart. Solo in due su 10 (nessuna vicentina tra queste), infatti, aveva espresso parere favorevole. Per la sfera del calcio di base, il settore giovanile, finora niente “rilevanza nazionale”, più volte promessa e a due mesi dalla conclusione della stagione sportiva canonica mai arrivata.
Eccellenza. L’unico campionato outdoor di gestione regionale in corso è da domenica 18 aprile il minitorneo di Eccellenza, quello di vertice. Dei due gironi da 18 squadre ne sono rimaste in piedi 9, mentre le altre – consolate della garanzia offerta dai “piani alti” di mantenere la categoria – hanno preferito darsi appuntamento a settembre per la stagione 2021/2022, con tante speranze nel cassetto. Chi per scelta giudiziosa legata ai rischi di contagio in piena terza ondata – il “dentro o fuori” di reiscirizione risale al mese di marzo -, chi per evitare sprechi sul piano economico, chi per indisponibilità di giocatori in attività, in 27 club hanno risposto picche alla proposta di ripresa. Dopo tira e molla concitati e cambi repentini di opinione in una direzione o nell’altra, a presentarsi al via sono state quattro vicentine: lo schieramento berico è quello più nutrito, infatti, con alcune caratterizzate da forti velleità di salire in serie D attraverso l’unico posto garantito e in palio. Si tratta di Montecchio Maggiore, Bassano (matricola ambiziosa), Schio e Camisano. Ad affiancarle al via un terzetto di “V” veronesi (Valgatara, Villafranca e Vigasio) e l’unica padovana a partecipare, un Arcella anch’essa tra le concorrenti al vertice. I primi risultati? Tre gare su quattro finiscono in parità, solo il Valgatara vince e parte con i tre punti. Si giocherà, fattore importante da evidenziare, con le gare in girone unico di sola andata concentrate in due mesi. Un torneo in formato mignon, inedito e sui generis: una salirà in serie D, nessuna retrocederà e forse la migliore delle non promosse parteciperà a una fase di spareggio interregionale.
Serie D. Per i non addetti ai lavori, in D (l’ex Interregionale) si tratta di un campionato che di fatto è il primo livello nazionale, definito come semiprofessionistico ma di fatto con atleti che vivono di calcio. A metà della scorsa settimana il primo colpo di scena è arrivato dal quartier generale dell’Arzignano Valchiampo, squadra retrocessa al termine degli spareggi dalla serie C che, dopo un avvio di torneo balbettante e il cambio di allenatore sta risalendo la classifica con acquolina playoff. Per i giallocelesti cinque successi nelle ultime sei gare e cavalcata in corso stoppata dal Covid. Il riscontro di due casi di positività in spogliatoio, oltre ai calciatori considerati contatti stretti costretti in isolamento, ha imposto il rinvio del match di domenica contro il Campodarsego. Stesse dinamiche in casa dell’altra vicentina, il Cartigliano, dove però il focolaio sarebbe più ampio dopo l’unico contagio ufficializzato giorni fa (ma con tutti gli altri della rosa in quarantena). Anche qui con il corollario del rinvio della partita di domenica scorsa con il Chions, e probabilmente anche della prossima. Idem per il recupero di un incontro già rinviato, tra Porto Tolle e Arzignano che il 25 aprile non sarà quindi disputato (anche se manca ancora il sigillo della Lnd per l’ufficializzazione). E il “caso”, anzi, scusate, il caos nel pallone continua.