Eccidio, il vescovo: “La memoria sia fonte di pace”. Ma in piazza il ricordo genera tensioni
A settantadue anni dalla mattanza che a Schio tutti ricordano come l’Eccidio, ancora non si placano le divisioni tra diverse visioni ideologiche. Tanto che la messa in ricordo delle 54 vittime dell’assalto partigiano a guerra finita, tra il 6 e 7 luglio 1945, nelle allora carceri cittadine deve essere protetta da un cordone ben nutrito di forze dell’ordine, attente che due opposti schieramenti (uno vicino all’estrema sinistra e l’altro di orientamento di estrema destra) non entrino in contatto.
E’ accaduto ieri sera a Schio nella piazza antistante il duomo, al termine della celebrazione in ricordo dei morti dell’Eccidio officiata dal vescovo di Vicenza. Monsignor Beniamino Pizziol – arrivato a Schio per sottolineare il significato della pacificazione e di quel “patto di concordia civica” firmato nel 2005 tra il comitato dei familiari delle vittime, il Comune di Schio e le associazioni partigiane Anpi e Avl – ha ricordato il valore della memoria. “Non va annacquata e dimenticata ma deve diventare fonte di pace e futuro – ha detto Pizziol durante l’omelia -, affinché errori ed orrori del passato non si ripetano più”. Il presule ha parlato di una memoria creativa e feconda da consegnare alle giovani generazioni”.
La cerimonia in duomo si è conclusa con la lettura dei nomi, l’età e la professione delle vittime, come ogni anno, mentre fuori ad attendere i partecipanti alla messa c’era un gruppo di una cinquantina di persone di area vicina all’estrema sinistra (guardate da polizia e carabinieri) che ha accolto il sindaco Valter Orsi (presente alla messa con altri colleghi dell’area) con il coro “vergogna”, oltre a rivolgere ai militanti di destra riuniti nel Comitato 7 luglio (tra cui esponenti di Casapound e Fronte Veneto Skinheads) lo slogan “fascisti carogne tornate nelle fogne”. C’è stato qualche momento di tensione, ma tutto si è concluso senza contatti e un’ottantina di persone riunite del Comitato 7 luglio ha portato un mazzo di fiori davanti alle ex carceri (ora biblioteca comunale), appendendo un cartellone con alcune parole di ricordo di quanto avvenuto. C’è stata anche la lettura a voce alta dei nomi delle vittime e il saluto romano. Il corteo si è sciolto con la promessa di non dimenticare mai quanto accaduto e il monito di “non cedere alla provocazioni”.