Esposto del Comitato 7 luglio al Prefetto sui fatti avvenuti alle commemorazioni dell’Eccidio
Non ha tardato ad arrivare, la risposta del Comitato 7 Luglio, alla due denunce da parte della Digos ad altrettanti partecipanti alle commemorazioni dell’Eccidio di Schio che lo scorso 7 luglio nel corso di una cerimonia davanti alle ex carceri hanno fatto il saluto romano. Il comitato, che aveva promosso la deposizione dei fiori alle ex carceri scledensi, ha presentato infatti un esposto al Prefetto di Vicenza per segnalare quelle che definisce “discrepanze relative ai fatti accaduti in Piazza A. Rossi durante la santa messa in duomo”.
Nell’esposto si ripercorre e si spiega la cronologia di quanto avvenuto quella sera. Alex Cioni, in qualità di firmatario dell’esposto, spiega al Prefetto che “venti minuti prima dell’inizio della messa un gruppo di una quindicina di persone riconducibili a gruppi della sinistra extraparlamentare, si radunava in piazza Rossi nelle vicinanze dell’ingresso dell’edificio religioso senza che la forza pubblica presente intervenisse”. “Al termine della funzione religiosa – continua nell’esposto Cioni – il gruppetto ben riconoscibile per la presenza di persone note e per altre vestite con magliette rosse che riportavano simbologie di quell’area politica di sinistra, aumentava di altre dieci persone circa, tant’è che all’uscita delle persone dalla chiesa, alcune di loro iniziavano ad intonare cori e insulti, prima nella direzione del sindaco di Schio Valter Orsi, poi verso i membri del Comitato 7 luglio che da disposizioni della questura si stavano recando nella vicina via Capitano Sella per procedere alla successiva deposizione dei fiori in via Baratto”.
Cioni vuole sapere dal Prefetto i motivi del mancato intervento della Forza Pubblica. “Si presume che le prescrizioni riguardanti il divieto assoluto di stazionamento di persone nella piazza – si legge nell’esposto – siano state notificate sia all’Anpi Associazione Nazionale Partigiani d’Italia che alla Avl Associazione Volontari della Libertà, ragion per cui si ravviserebbe una palese violazione dell’art. 18 del Testo Unico delle legge sulla pubblica sicurezza”. Il Comitato chiude l’esposto chiedendo al Prefetto “se e quali quali provvedimenti l’aAutorità di Polizia presente abbia assunto o intenda assumere nei confronti dei manifestanti”.
A margine dell’esposto, Cioni spiega che la necessità di presentare dei quesiti al Prefetto, non sono legate “ad un mero prurito verso una controparte che non ha avuto nemmeno la decenza di rispettare una messa e una semplice deposizione di un mazzo di fiori, ma per amore di verità, anche alla luce delle due interrogazioni presentate in consiglio comunale dal centrosinistra scledense”.
“A 72 anni dai fatti, sarebbe sciocco farsi guidare da sentimenti carichi di negatività che inevitabilmente alimentano delle contrapposizioni ideologiche fuori tempo massimo. In tempi così gravosi per l’Italia tutta, la memoria storica è un dovere di ogni buon cittadino se essa non cade in inutili quanto puerili eccessi” spiega Cioni. Coloro i quali intravedono nella politica uno strumento per mettersi al servizio della comunità nella quale vivono, hanno il dovere morale ed etico di affrontare con il giusto equilibrio e l’adeguata determinazione i problemi sociali, culturali ed economici che quotidianamente complicano l’esistenza ad ogni buon cittadino”.
Relativamente alla pacificazione, Cioni sostiene che è “un traguardo auspicabile che tutti dobbiamo perseguire ma che non necessariamente vuol dire memoria condivisa, perché ognuno ha i suoi trascorsi, i suoi retaggi, e i suoi percorsi famigliari. Bisogna studiare e osservare la storia per quello che è -conclude Alex Cioni- senza usarla come una un’arma impropria per incattivire il dibattito politico allo scopo di provare a distrarre gli italiani dai veri problemi dell’Italia”.